“Ero stato anche al Torino, dove c’erano Pecci e Pulici, Claudio Sala e Zaccarelli, Graziani e Mozzini. Erano tutti nazionali, penso che singolarmente potessero essere anche più forti di noi. Ma quel Verona, era prima di tutto una squadra”.
Domenico Volpati ne parlerebbe per ore. “Un gruppo unico, dove chi arrivava capiva subito come comportarsi e cosa fare. Se qualcuno sgarrava, bastava un’occhiata per farsi capire, il mister poteva starsene tranquillo”.
Già, il mister. “Pensa che avevo deciso di smettere. Ero a Brescia, retrocessi dalla A, avevo una certa età e pensavo anche alla laurea. Invece giochiamo a Verona, ultima partita. Incrocio Bagnoli, mi fa: “Volpe, perchè non vieni qui?”. Il Verona era appena stato promosso, avrei ritrovato la serie A”.
La partita viene rinviata per la pioggia, “…la recuperiamo due giorni dopo. Dico al mister, ci penso, mercoledì le dò una risposta”.
Il Volpe accetta, “…e faccio ancora 6 anni di serie A in una squadra straordinaria. Uno scudetto, ma non solo. Amicizia, sentimenti, cose che resistono al tempo. E resteranno per sempre…”