La la Camera ha approvato quasi all’unanimità la riforma sugli Istituti tecnici superiori. Quelli veneti sono 8 (1 in costituzione) su una platea nazionale di 121 istituti. Si tratta di una delle misure previste nell’ambito del PNRR, finalizzata al “consolidamento degli ITS nel sistema ordinamentale dell’istruzione terziaria professionalizzante, rafforzandone la presenza attiva nel tessuto imprenditoriale dei singoli territori”. In 13 articoli, fatte salve le disposizioni finali e transitorie, il legislatore nazionale riunisce il previgente quadro normativo, disegnando una disciplina organica e unitaria.
“Si tratta di un primo ma necessario passo – afferma il Presidente di Confartigianato Imprese Veneto, Roberto Boschetto – per orientare sempre di più questo Sistema verso la costruzione di professionalità capaci di governare l’innovazione tecnologica all’interno delle imprese. Un sistema, quello degli ITS, in cui Confartigianato, a livello regionale e provinciale, crede fermamente. Dal 2018 partecipiamo con progettualità innovative al sistema ITS del Veneto, ponendo le premesse per avvicinare i giovani alle nostre aziende”. Proprio Confartigianato Veneto, infatti, aveva presentato al Ministro dell’istruzione Bianchi la proposta di un testo unico per la riforma, durante il seminario in tema ITS dell’aprile 2021, proposta che è poi confluita in un pacchetto di emendamenti in parte recepiti nel testo definitivo.
“In particolare – spiega Roberto Iraci Sareri, Presidente di Confartigianato Imprese Verona e Vicepresidente regionale della Confederazione artigiana – ad uscirne valorizzato è il ruolo della piccola impresa, più volte richiamata nel testo di legge. Importante anche il riconoscimento del ruolo centrale dell’impresa che viene definita tra i soggetti indispensabili per la costituzione delle fondazioni. Altro aspetto importante riguarda la conferma è l’ulteriore accentuazione della integrazione tra teoria e pratica. I corsi, infatti, devono essere progettati in modo da garantire un corpo docenti composto per il 50% da professionisti provenienti dal mondo del lavoro, per una quota di ore di docenza, sul totale del monte orario complessivo, non inferiore al 60%. Va infine nella direzione da noi proposta anche la parte della riforma dedicata all’orientamento’’. Restano ancora alcuni elementi di criticità di cui sarà necessario verificare le ricadute applicative nei prossimi anni, quando molti degli elementi che la riforma affida a successivi decreti saranno più chiari.