E adesso, per favore, regaliamoci un sorriso. Ce lo meritiamo tutti. Da oggi vorremmo davvero pubblicare soltanto storie sorridenti, numeri che danno speranza, facce che trasmettono allegria. Non perchè sia giunto il momento di abbassare la guardia, quello no. A furia di sentircelo dire, la terremo alta per sempre, probabilmente. E con le mascherine andremo anche a letto, se serve. Ma arriva sempre un momento in cui il limite è superato. Basta, non se ne può più neppure delle previsioni nefaste, delle “seconde e terze ondate” in arrivo, delle “ondate di ritorno e di quelle di andata”, come in una sorta di campionato di calcio al massacro.
Abbiamo imparato che col virus si può pure convivere e abbiamo cominciato a farlo. Mascherine e gel, distanziamento e guanti, pochi sorrisi e un filo di malinconia. Ora stop, per favore. Ora riprendiamoci la nostra vita, con la giusta attenzione, ma senza più paura e “gufi” che si aggirano minacciosi a ricordare che “la guerra non è finita”. No, non è finita. Come non è finito, e non finirà mai, il dolore di chi ha perso i propri cari, un amico, un conoscente. Il loro dolore è anche il nostro.