L’indirizzo ce l’ho, rintracciarti non è un problema/Ti telefonerò, ti offrirò una serata strana/Il pretesto lo sai, quattro dischi e un po’ di whisky (Wow!).
La serata strana, per dirla alla Renato Zero, tra due settimane sarà semplicemente, ma meravigliosamente, un ritorno al passato: aperitivo e cena a casa con gli amici, caffè, amaro, forse più d’uno, sigaretta, idem. Il pretesto, uno stato di necessità, sarà la prorogata chiusura di ristoranti, locali e bar: impensabile che il 4 maggio ottengano il via libera dal governo. Nella nostra Verona come in altre città gli esercenti continueranno a fare ciò che per sopravvivere hanno cominciato a fare oltre un mese fa, ossia consegnare a domicilio cibo e cocktail. Non eravamo abituati a sorseggiare Moscow Mule e Negroni sul divano. I prodotti arrivano puntuali, la qualità è molto elevata, i costi abbordabili, il personale disponibile. Dopo esserci improvvisati chef-social per otto settimane, orfani dei nostri santuari, torneremo a farci servire, anche se tra quattro mura. Il 4 maggio non segnerà un “tana liberi tutti”, almeno sulla carta, e dovremo continuare a prendere precauzioni, ma – al bando l’ipocrisia – alzi la mano chi non sta cominciando a programmare il tȇte-a-tȇte con la fidanzata o l’amante o il rendez vous di inizio estate con la compagnia. Balleremo in salotto e sui balconi, con buona pace del vicinato (vedremo chi avrà il coraggio di lamentarsi), questa volta però con spirito diverso. Niente più inno di Mameli bensì Jovanotti e Cremonini. L’estate addosso. Lost in the weekend. Rimorchieremo meno? La disponibilità sarà limitata, certo, ma la situazione sarà più vantaggiosa. Gli inviti per una cena a casa, tra chi si è appena conosciuto (magari in chat durante la quarantena) suoneranno meno spudorati del solito. Rose rosse per te, ho comprato stasera. Ieri, a Verona, è cominciata ufficialmente la “fase 2”. A piccoli passi, e con le dovute cautele, la città ha dato un messaggio, tanto inevitabile quanto responsabile. Molta gente è uscita. A San Zeno, pur rigorosamente a distanza e con le mascherine, è stato un brulicare di gente. Dalla basilica, aperta per qualche ora al mattino (naturalmente senza messa), è stato un ordinato via vai. C’era chi pregava. Altri si sono limitati a riprendere contatto con la realtà. I bambini, in bicicletta e col monopattino, hanno animato la piazza come un tempo sotto lo sguardo attento dei genitori. I nonni, sulle panchine, leggevano il giornale riscaldati da un sole caldo e ristoratore. I tuttologi dell’internet vorrebbero la morte dei quotidiani: andate al diavolo, zucche vuote! Respira questa libertà. Presto torneranno le gite al lago, in montagna e in campagna. Saranno Notti magiche. E forse inseguiremo anche i gol, non come ai Mondiali di Italia ’90, ma alle prese col campionato e le coppe europee qualora come pare dovessero disputarsi tra fine maggio e fine agosto. Di certo, dopo due mesi di isolamento e sofferenza, saremo tutti sotto il cielo di un’estate italiana. E sarà bellissimo.
Alessandro Gonzato