Storie italiane per un cinema tutto italiano in questa uscita di Le perle nascoste del cinema: due capolavori contemporanei, visibili su RaiPlay e Sky On Demand, firmati dal maestro Marco Bellocchio.
Esterno notte (2022) – RaiPlay
1978. In Italia sta per insediarsi un governo di alleanza tra Democrazia Cristiana e Partito Comunista. Aldo Moro, il Presidente della DC, è il principale fautore di questo accordo. Proprio nel giorno dell’insediamento, il 16 marzo 1978, Moro viene rapito dalle Brigate Rosse.
Vent’anni dopo il racconto semi-documentaristico Buongiorno, notte, Marco Bellocchio torna a parlare del drammatico rapimento di Aldo Moro attraverso la prospettiva di tutti coloro i quali, nel bene o nel male, vissero quelle 55 giornate di disperata attesa di una liberazione che mai sarebbe arrivata. La moglie di Moro, Cossiga, Andreotti, Papa Paolo VI, gli stessi brigatisti coinvolti nel rapimento: questi i punti di vista che dominano la narrazione di Esterno Notte, uscito al cinema tra maggio e giugno 2022 e poi trasmesso su Rai1 in 6 episodi. Una scelta seriale, quella del regista piacentino, che ha colto l’opportunità della lunga durata (6 ore in totale) per scavare nell’animo e nella mente dei protagonisti, offrendo così uno spaccato crudo e realistico della sfaccettata e complessa condizione socio-politica dell’Italia negli anni ’70. Se Esterno notte si definisce dunque come uno dei pochi, grandi e riusciti affreschi storici cinematografici degli ultimi anni, enorme è anche l’interpretazione di Fabrizio Gifuni nei panni di Aldo Moro, reale alter-ego del politico inappuntabile sotto tutti i punti di vista.
Rapito (2023) – Sky On Demand
1858. Nel quartiere ebraico di Bologna i soldati di Papa Pio IX irrompono nella casa della famiglia Mortara: hanno l’ordine di prelevare Edgardo, il loro figlio di 7 anni, battezzato – secondo dichiarazione di una domestica – a soli 6 mesi quando si trovava in punto di morte per una malattia poi scomparsa. La legge papale è inappellabile: tutti i bambini battezzati e cresciuti in un contesto non cattolico devono essere rieducati secondo il dogma della chiesa.
Altra storia di potere e rapimento, altro affresco storico di magistrale realizzazione: con Rapito il regista torna indietro di più di un secolo rispetto alle vicende di Aldo Moro e si focalizza sulla rappresentazione della follia e della fede, mettendo in scena ancora una volta l’atto del rapimento non solo come privazione di libertà fisica, ma come sopruso e manipolazione psicologica capace di spezzare definitivamente l’identità di un individuo, specie se giovane e fragile come quella di un bambino. Su tale scissione identitaria ruota infatti l’intero dramma del film, che racconta sì il rapimento di Edgardo, ma si sofferma anche sulla deriva di quella violenza e sulle conseguenze che esse ha avuto sul giovane uomo che poi è diventato. Dall’altro lato osserviamo con riverenza la solidità, la lealtà e la pacatezza di una famiglia certa dei propri valori e adamantina nella volontà di fare giustizia, il tutto condito da una rara qualità interpretativa propria dell’intero cast.
Maria Letizia Cilea