Un discorso sobrio e “ossuto” come si conviene ad un ex presidente di Bankitalia nel quale spiccano solo due citazioni e un riferimento ai tributaristi Bruno Visentini e Cesare Cosciani. Mario Draghi legge le 13 pagine delle sue linee programmatiche e l’“emozione intensa”, pubblicamente ammessa, è causa di un piccolo lapsus quando, citando i numeri della pandemia, invece dei 2.074 ricoverati in terapia intensiva parla di 2 milioni, correggendosi subito dopo.
La prima citazione è per una frase pronunciata da Camillo Benso conte di Cavour da deputato del Regno, in Aula, il 6 marzo del 1850. Parlando di riforme l’ex presidente Bce afferma: “Il Governo farà le riforme ma affronterà anche l’emergenza. Non esiste un prima e un dopo. Siamo consci dell’insegnamento di Cavour: ‘Le riforme compiute a tempo, invece di indebolire l’autorità, la rafforzano’ ”.
Parlando poi della necessità di invertire la rotta nella difesa dell’ambiente, il presidente del consiglio cita Papa Francesco: “Come ha detto papa Francesco ’Le tragedie naturali sono la risposta della terra al nostro maltrattamento. E io penso che se chiedessi al Signore che cosa pensa, non credo mi direbbe che è una cosa buona: siamo stati noi a rovinare l’opera del Signore”.
Non è una citazione ma un riferimento nominale il passaggio fatto dal premier quando affronta il tema della riforma fiscale.
“In Italia – ricorda l’ex governatore di Bankitalia – all’inizio degli anni Settanta del secolo scorso il governo affidò ad una commissione di esperti, fra i quali Bruno Visentini e Cesare Cosciani, il compito di ridisegnare il nostro sistema tributario, che non era stato più modificato dai tempi della riforma Vanoni del 1951”.
Il discorso è stato segnato da 21 applausi, alcuni più convinti altri più tiepidi. Il primo arriva quando annuncia, all’inizio del discorso, che la popolazione sarà informata con anticipo sulle misure di contrasto al Covid e poco dopo viene applaudito sull’invocazione ad una “ampia responsabilità”.
Quando cita Conte applaude solo la vecchia maggioranza con solo i senatori M5S a levarsi in piedi mentre dai banchi della Lega si sentono dei ‘Buuh’. Battimani arrivano sull’identità, sulla Ue, sulla responsabilità condivisa in Europa, sull’orgoglio di quanto l’Italia fa e rappresenta nel mondo, sulle misure per la scuola ed il recupero delle lezioni perse per il Covid, ma anche per la destinazione di fondi del Pnr all’istruzione. Così come sui punti programmatici dall’ambiente al lavoro, dal recupero del gap di genere all’orizzonte “europeista ed atlantista” del suo governo. Molto convinto l’apprezzamento dei senatori al passaggio finale dell’“unità come dovere e non come opzione”.