“Lavorare in sicurezza è il principio al quale si sono ispirate in tutti questi mesi le imprese dell’alimentazione con somministrazione e ristorazione che hanno investito per garantire le condizioni di tutela della salute, fornendo anche indicazioni, nel confronto con il Governo e le autorità sanitarie, per rafforzare le già severe cautele per la prevenzione del rischio. Le decisioni assunte dal Governo per le riaperture non sembrano aver recepito questo impegno”.
Il Presidente di Confartigianato Imprese Verona, Roberto Iraci Sareri, sintetizza così il giudizio sul Decreto Riaperture pubblicato in Gazzetta Ufficiale nella serata di giovedì 22 aprile.
“I criteri e le condizioni imposte per le riaperture di ristoranti, bar, pasticcerie con servizio bar, gelaterie, pizzerie – aggiunge il Presidente – appaiono ingiustificati nei confronti di attività che hanno investito in prevenzione e sicurezza e dimostrato di non incidere in alcun modo sull’andamento dei contagi. E appaiono ancora più incomprensibili se si considera che lo scorso anno le attività di ristorazione furono fatte riaprire il 16 maggio, senza vaccini e vaccinati. Chiediamo pertanto l’allungamento dell’orario di chiusura oltre le 22”.
Sono oltre 1.150 le imprese artigiane dell’alimentazione in provincia di Verona, che con i loro circa 5.000 addetti riforniscono di un’infinita varietà di prodotti il settore della ristorazione, oltre a farne parte direttamente. Confartigianato giudica discriminatorie le regole che privilegiano le imprese che dispongono di spazi all’aperto.
“Tutto questo – continua Iraci Sareri – senza tener conto che la ristorazione è pressoché chiusa da ottobre 2020 e quindi non ha avuto effetto sulla curva dei contagi. Non dimentichiamoci, poi, che spesso sentiamo parlare solo delle imprese direttamente chiuse o limitate negli orari di lavoro e nella loro operatività, ma che a pagare un conto salato e piuttosto rischioso per il futuro sono anche tutte le aziende artigiane di produzione e servizi che lavorano in filiera con il mondo della ristorazione, dell’accoglienza, del turismo, delle cerimonie e convegni. Un mondo che coinvolge potenzialmente circa 4.700 aziende artigiane in tutta la provincia’.
“Confartigianato, infine chiede anche indicazioni per lo svolgimento di cerimonie civili e religiose, evitando di aggravare la situazione delle attività di catering, ed in generale, le imprese della filiera degli eventi”, conclude Iraci Sareri, in attesa di avere risposte concrete dal Governo Draghi.