Draghi è in partenza verso il Quirinale Già in serata, forse domattina, salirà da Mattarelle per sciogliere la riserva sull’incarico

Il dubbio adesso è rimasto uno solo. Dopo l’ok dei 5 Stelle, Mario Draghi deve solo decidere quando “partire’. Già in serata, o forse domattina, potrebbe salire al Quirinale per sciogliere la riserva e assieme a Mattarella stilare il programma di questi giorni. potesi più probabile: lunedì la lista dei ministri, martedì il giuramento e poi via in Parlamento.
Le consultazioni di Mario Draghi, per modalità e contenuti, sono state una prima assoluta nella storia della Repubblica. Qualcosa di diverso dal solito era stato visto già nelle ore in cui iniziava l’esplorazione del presidente della Camera, destinata poi a naufragare e portare rapidamente all’incarico all’ex presidente della Bce. Draghi stazionava per qualche ora nel suo ufficio dentro la Banca d’Italia, ma dal Quirinale già gli arrivavano dei messaggi, consegnati a mano da persone fidate. La distanza dal Quirinale a Palazzo Koch non è più di duecento metri.
Le “strane” consultazioni di Draghi si sono svolte su più piani, in realtà. I gruppi parlamentari sono stati incontrati dentro Montecitorio, ma un lavoro laterale si è svolto anche in altre sedi. Su tutte – come ha rivelato Repubblica – la foresteria del Comando generale dell’Arma dei Carabinieri, zona Parioli, a pochi passi dalla casa di abitazione del presidente incaricato.
La particolarità del metodo Draghi è strettamente legato alla sua personalità pubblica: poche parole, e sempre ben mirate. Come è stato per il progetto di istituzione del ministero della Transizione ecologica, funzionale evidentemente allo scopo del momento, e segnatamente per il mondo dei M5S.
Quindi nessuna sorpresa, almeno per lo chi conosce e lo segue da anni, se non è trapelato niente dagli incontri. Semplicemente ascoltava, scriveva (da solo), registrava. Lo aveva detto anche al presidente della Repubblica Sergio Mattarella che così avrebbe agito. Senza esagerare sulla sua formazione gesuitica, questo però è proprio il metodo di governo della Compagnia: ascoltare tutti, avviare una profonda riflessione, e poi il capo (il Generale, e giù giù ai vari livelli) decide da solo.
L’ultimo aspetto rilevante è la girandola dei nomi dei ministri che entreranno nell’esecutivo. Alcuni effettivamente hanno un solido fondamento, tra cui quello di Daniele Franco, dg di Bankitalia. Ma per la gran parte sono supposizioni sulla possibile squadra, ma al momento non è chiaro neppure quale sarà la formula adottata.
Diverso fu per il caso del governo di Carlo Azeglio Ciampi, che adottò la forma mista tecnico-politica. L’ex governatore nel 1993 fece le consultazioni a Palazzo Giustiniani e alcuni incontri avvennero nella sua casa, quartiere Trieste. I nomi di molti dei ministri vennero fuori perché li riceveva, e quindi venivano intercettati dalla stampa che stazionava fuori del Palazzo. Forse anche quello era un metodo efficace, per tastare il terreno.