“Dovete resistere altre 2 settimane” “E’ l’unica maniera per essere sicuri che non ci saranno subito nuovi focolai...”

La voglia di tanti italiani di uscire di casa è forte e altrettanto energica è la pressione del mondo economico e industriale su Palazzo Chigi. Ma la giornata di ieri, scandita da vertici e cabine di regia, ha registrato una evidente frenata. Troppo alti ancora i dati sul contagio e dunque le attività che il governo sperava di far ripartire la prossima settimana rischiano di rimanere chiuse. La decisione sarà presa nel Consiglio dei ministri ma l’andamento della curva epidemica non lascia troppo spazio alla fretta e all’ottimismo.

«Dobbiamo resistere almeno altri quindici giorni, per evitare che si creino nuovi focolai», chiedono pazienza diversi esponenti di governo. Spiegando che «soltanto in questo modo potremo scavallare il periodo critico dei due “ponti” festivi e arrivare alla fase 2».

D’altronde anche la task force presieduta da Vittorio Colao ha consigliato a Giuseppe Conte una ripartenza molto graduale e «per step». Prima le aziende manifatturiere, poi le costruzioni, infine il commercio, i bar, i ristoranti, sembra basandosi rigorosamente sulle classificazioni di rischio dell’Inail. Solo in un terzo momento toccherà al turismo, alla cultura, al tempo libero e alla scuola (a settembre). Prima del 4 maggio dunque riaprirà poco o nulla, se non alcune aziende manifatturiere in quelle Regioni dove il sistema sanitario è in assoluta sicurezza e sono stati approntati i covid hospital.

Un nodo importante di cui molto si è discusso è la mobilità tra Regioni. Visto anche lo scontro è tra i governatori del Sud e del Nord, le restrizioni per ora non saranno allentate e non è esclusa la permanenza di zone rosse. «Nessuna scelta deve mettere a rischio la salute dei cittadini — raccomanda il ministro Francesco Boccia —. Stiamo lavorando per decidere i tempi e le modalità di riapertura nella massima sicurezza, insieme a Regioni e Comuni».

L’ora d’aria ai tempi del coronavirus divide gli esperti e interroga i ministri giallorossi. Nel «fai da te» che caratterizza la fase 1 dell’emergenza, ogni Regione ha dettato le sue norme contribuendo a generare incertezza e confusione. Il sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri, ha dato voce a quello che sembrava essere l’orientamento del governo in vista del prossimo decreto che deve entrare in vigore il 4 maggio: allentare il divieto di fare jogging all’aperto consentendo alle persone di allontanarsi dalla propria abitazione, per il tempo necessario e sempre da soli. «Dobbiamo dare agli italiani maggiore libertà di movimento tenendo conto del senso di responsabilità delle persone — ha spiegato Sileri —. La regola applicata da Zaia mi sembra ragionevole». Le nuove regole prevederanno la necessità di esibire l’autocertificazione con l’orario di uscita da casa proprio per evitare che lo sport si trasformi nella scusa per rimanere fuori tutto il giorno. In discussione c’è la riapertura dei parchi su cui non c’è un orientamento definito e si attende il parere del Comitato tecnico-scientifico. Sicuramente la riapertura di ville e giardini non potrà comunque arrivare prima del 4 maggio, anche per superare i «ponti» festivi del 25 Aprile e del Primo Maggio. E una parte del governo, a cominciare da Speranza, raccomanda cautela anche dopo quella data. In forse anche il via libera agli allenamenti individuali per gli atleti, perché l’ipotesi di una apertura da parte del ministro dello Sport Vincenzo Spadafora non è al momento confermata.

Le aperture possibili dopo il 4 maggio non contemplano in ogni caso che vengano eliminati i divieti di spostamento per i cittadini. «Dobbiamo occuparci degli anziani proteggendoli ma anche consentendo loro la possibilità di camminare e prendere aria e quindi avranno un piano dedicato», conferma Sileri.Nella fase 2 molto dovrà cambiare rispetto al passato anche per quanto riguarda i mezzi pubblici. Prima di salire sulle metropolitane bisognerà passare di fronte al termoscanner per la misurazione della febbre. Si potrà viaggiare soltanto seduti, a posti alternati, anche quando si va in autobus. E nelle stazioni, così come alle fermate, si dovrà rispettare il distanziamento di un metro in fila seguendo percorsi definiti. Ci saranno contapersone o controllori, forse gli stessi autisti, che impediranno l’affollamento.