Dormono sul red carpet per Timothèe L’attore franco-statunitense è una delle star più attese col suo nuovo film Bones and all

Un boato di urla elettrizzate, fogli e foto sventolanti in attesa di autografi, braccia
speranzosamente protratte oltre le transenne: tutto questo e molto altro ha fatto da sfondo all’ingresso trionfale del divo del giorno, Timothée Chalamet, sbarcato al Lido per la conferenza stampa e, a seguire, la prima mondiale di Bones and all, il nuovo chiacchieratissimo film che lo vede sullo schermo diretto nuovamente da Luca Guadagnino.
In Bones and all, Chalamet interpreta la controversa parte di un vagabondo cannibale, la cui vita si intreccia a quella di Maren, giovane ragazza che vive in bilico ai margini della società: tra i due nasce una complicata storia d’amore che li porta a vivere un’odissea in giro per gli U.S.A.
Ventisei anni compiuti lo scorso dicembre, l’attore franco-statunitense è considerato una delle star più promettenti e acclamate degli ultimi tempi. Per dare un’idea della fedeltà e dell’estensione del suo fandom, vi basti sapere che migliaia di fans sono venute non solo dall’Italia, ma anche da tutto il mondo sperando in un selfie o in un autografo dell’attore. Addirittura, qualche fans ha dormito davanti al red carpet la notte scorsa pur di assicurarsi un posto in prima fila per la sfilata sul
tappeto rosso che precederà la prima, prevista per questa sera alle 19.
Riusciranno Bones and all e il suo protagonsta a conquistare il cuore della critica oltre a quello dei fans? Non resta che attendere fino a domani.

PROMOSSI E BOCCIATI
Bardo, falsa cronaca di alcune verità (A. G. Iñárritu): promosso per la poeticità del rocambolesco
viaggio del protagonista, un giornalista messicano all’apice della sua carriera che si ritrova diviso tra un senso di gratitudine e appartenenza alla cultura americana e il recupero delle sue antiche origini messicane. Un buon lavoro di taglio sulla durata totale avrebbe giovato, ma l’ode
all’originalità e al buon mestiere è innegabile.
L’origine del male (S. Marnier): bocciato per la banalità del racconto e la scarsa coerenza nello sviluppo della narrazione e dei personaggi. Un thriller sciapo sul recupero delle relazioni famigliari e sulla necessità di avere successo a tutti i costi nella società contemporanea. Unica nota di
merito: Laure Calamy e il suo talento nell’interpretare la protagonista.
La syndacaliste (J. P. Salomé): promosso per la salda tenuta del ritmo del racconto di una storia
vera e ancora rimasta irrisolta. Isabelle Huppert è un’agguerritissima sindacalista che difende i diritti dei lavoratori di un’azienda energetica. Infastiditi dal suo ficcanasare, i big dell’industria la fanno minacciare e infine aggredire e violentare in casa sua. La violenza dà inizio a un’escalation di falsità, inganni e intrighi volti a distruggere la donna tanto dal punto di vista psicologico quanto da quello giudiziario. Appassionante.

Maria Letizia Cilea
Martina Bazzanella