Dopo il voto è un terremoto Il responso delle urne scuote non solo Bruxelles, ma anche la Regione dove Fratelli d’Italia vuole un assessore veronese. A Daniele Polato ed Elena Donazzan che sono diventati europarlamentari sono pronti a subentrare Stefano Casali e Massimo Giorgetti

LUCA ZAIA, PRESIDENTE REGIONE VENETO

E adesso, chiuse le urne, definiti i vinti e i vincitori, comincia la rumba. Perché il voto scuote non solo l’Europa, ma anche la Regione Veneto e gli assetti cittadini per cui avrà ricadute che dureranno alcuni anni. E si aprono molti, interessanti scenari. Compreso quello che in casa Lega tiene banco: Zaia prenda in mano il partito almeno a livello regionale, sennò, dicono i leghisti, finiamo sotto Vannacci.
Ma procediamo con ordine.
RIVOLUZIONE IN REGIONE
In questo scenario si inserisce il gioco delle sostituzioni in Regione che potrebbe cambiare molti equilibri e che vede Zaia nel ruolo di regista: sarà lui a dare le carte in una fase delicatissima. E potrebbe approfittarne per far esplodere le tensioni in casa dei Fratelli-coltelli.
Primo punto: per Fratelli d’Italia vanno sostituiti l’assessore Elena Donazzan e il consigliere Polato entrambi eletti. Al posto di Polato dovrebbe entrare come primo dei non eletti l’avvocato Stefano Casali.
Dietro di lui Massimo Giorgetti, mente politica di lungo corso e già assessore regionale. Verona quindi rivendica il posto di assessore lasciato libero da Donazzan, visto che sia alle regionali che alle politiche che alle europee è stata la provincia che ha portato più voti. E Verona si sente poco rappresentata in Giunta per il suo peso territoriale: c’è solo l’assessore De Berti che ha il ruolo di vicepresidente.
UN ASSESSORE PER VERONA
Bene, Casali potrebbe entrare direttamente in Giunta e in Consiglio regionale entrerebbe Massimo Giorgetti, oppure Fratelli d’Italia potrebbe anche dare indicazione a Zaia di mettere direttamente Giorgetti in Giunta vista la sua esperienza e Casali resterebbe in Consiglio regionale.
Piccolo particolare però: dalla sede della Regione filtra la voce che Zaia per sostituire la Donazzan abbia posto la questione di genere. E Fratelli d’Italia in questo caso cosa risponderebbe? Può sempre obiettare che le quote rosa in Giunta non sono un obbligo di legge. Ma si capisce bene come la questione sia molto delicata e diventerà delicatissima con la sostituzione anche dei leghisti perché Nicola Finco e Milena Cecchetto sono in corsa per diventare sindaci a Bassano e a Montecchio Maggiore. E con le divisioni che ci sono oggi nella Lega i nuovi ingressi che cosa porteranno?
FDI E IL CASO DI VERONA
Queste scelte in casa di Fratelli d’Italia porteranno ricadute anche in città dove è vero che Fdi è il primo partito con il 30% ma il risultato è di molto inferiore alla media della provincia, anzi peggio di Verona Fdi ha fatto solo ia Garda. Forse si poteva fare di più? Che si apra una riflessione interna sul risultato della città?
“Noi abbiamo le carte in regola per chiedere la presidenza della Regione visto il largo successo ottenuto” osserva il deputato di Fdi Marco Padovani che aggiunge: “Ma anche in città abbiamo avuto una netta affermazione per cui con questi risultati e come primo partito possiamo chiedere anche la poltrona di sindaco”.

Per il dopo-Zaia spunta il nome di Urso

NOMI PER IL DOPO ZAIA
E qui si apre il tavolo di gioco che coinvolge la Regione e anche Verona. Fratelli d’Italia è alla grande il primo partito nel Veneto, con il triplo quasi dei voti della Lega che fatica a uscire dall’angolo mentre Forza Italia pur in crescita non è riuscita a superare il Carroccio se non a Verona città e a livello nazionale. Ma a livello veneto e di Nordest resta dietro a Salvini. Quindi Speranzon di Fdi ha già dichiarato che “Il risultato è chiaro, la Regione spetta a noi”.
Già ma con chi? Perché emerge, come dicono gli stessi alleati, il problema della classe dirigente di Fratelli: dopo la Meloni chi c’è? Per il Veneto si è fatta avanti Elena Donazzan, ex missina, eletta con 60 mila preferenze, assessore della Giunta Zaia. L’alternativa è il ministro Adolfo Urso, che però si tiene stretto il suo made in Italy e ha in ballo, come sanno bene i Fratelli veronesi, la ricostruzione dell’Ucraina. Per questo la Lega cercherà di vendere cara la pelle e il segretario Stefani cerca di contenere lo straripante dilagare dell’alleato: “Fdi non ha classe dirigente, sul territorio infatti vincono i sindaci della Lega”.
E Massimo Bitonci gli fa eco: “La Lega dilaga in Veneto e stravince con gli amministratori”.
CASA LEGA
Sarà, ma i leghisti veronesi non la pensano così: “A livello regionale abbiamo preso meno che alle Politiche 2022; in città ci ha superati anche l’Alleanza Verdi Sinistra -osserva un amministratore leghista – abbiamo vinto a Negrar è vero ma dopo 35 anni abbiamo perso Oppeano, abbiamo perso Legnago e Castelnuovo. Non canterei vittoria ma cercherei di capire quanti leghisti hanno votato per la Meloni”.
Nella Lega si respira aria da resa dei conti. Stretti tra il dilagare della Meloni e lo spettro di Vannacci, con un terzo mandato che non arriva per Zaia e Forza Italia che incalza da dove deve ripartire la Lega? “La scelta più sbagliata adesso -dice un altro leghista, il consigliere regionale Enrico Corsi – sarebbe non fare nulla e lasciare andare le cose. E’ urgente organizzare qualcosa per risollevare la Lega del Veneto e Zaia sarebbe oggi la persona più titolata per cambiare questa situazione. E’ ancora molto stimato e può prendere l’iniziativa per avere un ruolo più forte a livello politico”. Vannacci? “La Lega non è mai stata fascista. Vannacci è stato un buon escamotage per prendere voti come Lega, ma non credo rappresenti i valori e gli obiettivi della Lega”.
LA CARTA ZAIA
E allora avanti con Zaia insomma. Che proprio l’altro giorno, riconoscendo il valore della vittoria di Giorgia Meloni aveva ricordato di aver preso, alle regionali, il 77% “e se tornassi in campo non prenderei il 9 per cento…” ha chiosato sibillino. Se non arrivasse il terzo mandato, dunque, Zaia resterà in campo con la sua lista ma non come candidato presidente (metterebbe un fedelissimo come Conte) bensì come capolista. E il front man in campagna elettorale sarebbe lui. Una carta pesante che la Lega si può giocare visto che sarà difficile dire di no ormai a Fratelli d’Italia per la presidenza della Regione anche se manca ancora un bel po’ di tempo: si voterà nell’autunno 2025 o in primavera 2026. Visti schieramenti e nomi in campo, i tre alleati del centrodestra dovranno trovare un accordo. Se Fdi rivendica la presidenza e la Lega può rilanciare ancora con Zaia come capolista, cosa farà Forza Italia?
LA PARTITA PER IL SINDACO
Il segretario Tajani ha già lanciato il nome di Flavio Tosi ma pare difficile che la terza forza della coalizione possa spuntarla, visto che già il Piemonte con Cirio. Il punto di caduta potrebbe essere che per Tosi si apra la possibilità di essere il candidato sindaco della coalizione anche se sia in Fdi che nella Lega ci sono forti resistenze e poca simpatia per l’ex sindaco che si è messo a lanciare strali contro Ilaria Salis neo eletta.

M.Batt.