Il primo allarme lo hanno lanciato i procuratori della Repubblica delle principali città italiane in pieno lockdown: attenzione all’usura. Il Ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, a sua volta, ha fatto sapere che il solo reato che è cresciuto tra marzo e aprile è proprio quello dell’usura, di circa il 9,6%.
Ora arriva la conferma anche dai diretti interessati: le mafie e la criminalità organizzata stanno sfruttando l’emergenza Coronavirus, con la crisi di liquidità che comporta, per prestare soldi a tassi da strozzo e per mettere le mani sulle imprese ridotte allo stremo. Circa il 10% degli imprenditori – secondo l’ultima indagine di Confcommercio – “risulta esposto all’usura” o a tentativi di “appropriazione anomala” della propria azienda. Quasi un imprenditore su cinque, poi, è molto preoccupato per il verificarsi di questi fenomeni nel proprio quartiere o nella zona della propria attività”.
A mettere a fuoco il fenomeno è stato il Procuratore nazionale anti-mafia, Federico Cafiero De Raho: “Il rischio dei prestiti a usura c’è. La criminalità mafiosa incassa 30 miliardi l’anno solo col traffico di stupefacenti: il suo problema non è tanto la liquidità, ma il reinvestimento delle proprie ricchezze, che offrono con forme persuasive agli imprenditori più in difficoltà. In questo momento le aziende, piegate dalla crisi, sono le più espo
ste”.
Dal Viminale, la Lamorgese ha spiegato che “i tentativi di infiltrazione criminale riguardano sia i settori produttivi che hanno continuato a operare durante la prima fase dell’emergenza sia quelli che hanno subito perdite per il lockdown”.
Del resto, è due giorni fa il report dell’Unità di informazione finanziaria (Uif) istituita presso Bankitalia, secondo il quale sono 243 le segnalazioni di operazioni sospette di riciclaggio o di infiltrazione criminale connesse con l’emergenza sanitaria.
Ma la ricerca di Confcommercio (insieme a Format research) offre uno spaccato dall’interno del settore. E così, dopo liquidità e crollo dei consumi (che mettono in difficoltà il 60% dei negozi e delle attività di ristorazione) e dopo l’aumento dei costi della burocrazia sanitaria (che incidono sul 30% delle attività), anche l’usura e i tentativi illeciti della malavita di impadronirsi delle aziende emergono come ostacoli durante l’emergenza Coronavirus.
Un 11% di imprese, infatti, indica nella criminalità “un ulteriore, pericoloso ostacolo” allo svolgimento della propria attività. E una su dieci è direttamente coinvolta o esposta al rischio. Dall’indagine emerge che, a fronte di una media del 9,8% di esposizione all’usura delle micro e piccole imprese del terziario di mercato in questo frangente storico, il 13,1% dei ristoratori e dei proprietari di bar dichiara di avere sentito personalmente notizie di pressioni usuraie su imprese del proprio settore e della propria zona.
“La crisi economica ha una zona d’ombra dove rischia di rafforzarsi la criminalità – avvisa il presidente Carlo Sangalli –. È necessaria più rapidità per far giungere i sostegni previsti dal decreto rilancio alle aziende e irrobustirli. Solo così si ricostruisce un’economia sana”.