La società moderna chiede alle donne di oggi capacità non comuni, di ricoprire nello stesso tempo molti ruoli assolvendoli al meglio.
Ed ecco una generazione di “donne multitasking” costantemente impegnate nel “fare qualcosa” e a inseguire standard elevatissimi in ogni area di vita. Negli ultimi 50 anni la posizione delle donne è radicalmente cambiata e il loro carico di impegni è cresciuto esponenzialmente.
Le donne hanno raggiunto posizioni di eccellenza nella società e nel mondo del lavoro, certo con un miglioramento nelle loro esistenze, ma il loro carico di responsabilità è aumentato considerevolmente in quanto i nuovi ruoli lavorativi, si sono sommati ai quelli a lei assegnati per tradizione.
Difficilmente la donna può sottrarsi a tutto questo, da un alto perché spinta al non voler rinunciare nè alla famiglia nè alla carriera, per l’educazione ricevuta fatta spesso di alte aspettative e per la loro determinazione a non deluderle, dall’altro perché immersa in una cultura ancora maschilista che tende spesso a lasciarla sola nella gestione di figli e casa, nonostante non ne abbia più gli spazi. Diverse ricerche mostrano, inoltre, come le donne stesse siano maggiormente autocritiche e con una tendenza a richiedere molto a se stesse.
I molteplici ruoli che oggi le donne ricoprono, nel lungo periodo, le espongono a un rischio più alto di soffrire di disagi psichici. Le donne, infatti, sono costrette a sopportare il peso delle responsabilità legate al loro essere allo stesso tempo mogli, mamme e lavoratrici.
Inoltre rappresentano sempre più una parte essenziale della forza lavoro e nel 29% circa dei casi sono la prima fonte di guadagno in famiglia (Oms, 1995).
Le conseguenze di un simile tour de force possono essere complesse, come mostrano alcuni dati sull’incidenza di problematiche psicologiche. Le donne infatti, rispetto agli uomini, tendono maggiormente a somatizzare problematiche di natura psichica, sviluppano sintomi depressivi con una frequenza da due a tre volte superiore, sperimentano stati d’ansia e attacchi di panico con una frequenza tra tre e quattro volte maggiore, soffrono di disturbi del comportamento alimentare con un’incidenza quasi 20 volte più elevata e risultano più vulnerabili rispetto a diagnosi di sindrome ossessiva compulsiva.
In generale possiamo dire che nella donna sono più frequenti i disturbi caratterizzati da una tendenza a interiorizzare la sofferenza (disturbi depressivi, disturbi d’ansia, disturbi alimentari e somatoformi) mentre nell’uomo prevalgono quelli caratterizzati da una tendenza a esternare la sofferenza (disturbi del controllo degli impulsi, abuso di sostanze, disturbo antisociale di personalità).
Quindi, anche nella sofferenza spesso la donna tende a non evidenziare il proprio disagio e a non chiedere aiuto.
*Sara Rosa, psicologa e psicoterapeuta