Alla guida del suo Legnago Massimo Donati si è meritatamente conquistato le luci della ribalta. Dopo aver vinto al primo tentativo il campionato di D, la squadra biancazzurra viaggia a vele spiegate nelle prime posizioni della classifica di Lega Pro. I numeri parlano chiaro: quinto posto in graduatoria in piena zona play off e, soprattutto, una striscia positiva di ben venti partite, con l’ultima sconfitta, contro la Pergolettese lontana cinque mesi, per la precisione il 28 ottobre 2023. Praticamente quasi un’eternità. La storia tra il Legnago e Massimo Donati è iniziata come un amore a prima vista. «Facendo una chiacchierata con il direttore sportivo Antonio Minadeo – racconta – ho capito subito che si trattava di una grande opportunità. L’ambiente era deluso dalla retrocessione dell’anno prima ma nello stesso tempo desideroso di un pronto riscatto. Legnago, inoltre, è una piazza dove si può lavorare con tranquillità, con una società solida, dove poter fare le cose per bene. Da buon friulano sono un tipo schematico, a cui piacciono le cose organizzate e questo era per me il contesto ideale».
Da neopromossi, tuttavia, nessuno si aspettava un’annata così. Nemmeno lui. «Senza dubbio non me l’aspettavo. Che sperassi in un andamento positivo, però, quello sì. Il mio principale obiettivo è sempre stato di quello di fare cose buone. Sono abituato a fare una preparazione fisica importante, non solo a inizio stagione ma anche durante l’anno perché per prima cosa bisogna avere benzina nelle gambe. Siamo partiti piano e ora stiamo raccogliendo i frutti del nostro duro lavoro». Dalla sua una squadra che ha sposato in toto il suo progetto di gioco, dove tutti si sentono importanti. «Il mio obiettivo è quello di riuscire a tenere tutti sul pezzo. Ognuno deve sentirsi importante, sia chi gioca di più sia chi gioca meno. Mi piace dare una certa rotazione ai giocatori, tutti devono tenersi pronti. Non lascio mai indietro nessuno». I principi di gioco di Donati sono chiari e definiti. «La prima cosa che chiedo ai miei giocatori – puntualizza – è la mentalità. Un aspetto che ho avuto modo di imparare negli anni da calciatore, che per me viene prima di tattica, tecnica e degli errori, che sempre ci sono. Il secondo aspetto, sul quale credo fermamente, invece, è l’intensità. Quello che dico alla squadra è che bisogna sempre andare forte. Non bisogna mai porsi limiti, serve la forza di andare oltre, di provare sempre ad alzare l’asticella».
Nella sua carriera, oltre a vestire le casacche di club come Atalanta – dove è cresciuto – Milan, Palermo e Verona, Donati ha vissuto anche stagioni importanti fuori dai confini nazionali con la maglia del Celtic Glasgow. Nel lungo percorso tanti allenatori con due che, più di altri, hanno lasciato il segno. «Ho cercato di far tesoro di tutti gli insegnamenti che ritenevo utili per me. Quelli che mi hanno “stregato” più di tutti sono stati Ventura, che ho avuto a Bari, e Gasperini, che mi ha allenato a Palermo. Due tecnici molto diversi tra di loro che mi hanno insegnato molto».
Con un campionato così, inevitabilmente sono arrivate anche le prime attenzioni di qualche club di categoria superiore. L’interesse fa sicuramente piacere ma lui sgombera subito il campo: «Sicuramente l’ambizione di crescere c’è, tuttavia sono focalizzato solo sul Legnago. C’è, forse, un play off da giocare e voglio fare il meglio possibile, senza pormi limiti».
Enrico Brigi