Don Carlo Signorato, un pezzo di storia Prete, cappellano delle carceri veronesi, ha permesso di salvare molte vite umane

E’ frutto di un grande lavoro di ricerca e raccolta di documenti il libro “Don Carlo Signorato. Il cappellano dei forti veronesi: 1943-45”, che restituisce alla città un pezzo di storia finora sconosciuto. E, soprattutto, fa emergere ciò che don Signorato, cappellano delle carceri veronesi, ha rappresentato in quel determinato periodo storico, dando vita ad una vera e propria resistenza umanitaria che ha permesso di salvare molte vite.

Edito da Cierre edizioni con Aned- Associazione nazionale ex deportati nei campi nazisti, sezione ‘Gino Spiazzi’ di Verona, il testo è stato scritto da Salvatore Emanuele Passaro, insegnante di Lettere in provincia di Treviso e appassionato di storia, che proprio durante una lezione con i suoi alunni si è imbattuto nella figura di don Signorato. Da qui una serie di verifiche, approfondimenti e ricerche, che si sono concluse con la stesura del libro.
Un’iniziativa che gode del patrocinio della Regione Veneto, e che oggi è stata presentata in municipio dall’assessore alle Manifestazioni Filippo Rando. Presenti in sala Arazzi l’autore Salvatore Emanuele Passaro, il vicepresidente Aned Tiziana Valpiana con Fiorenzo Fasoli e il professore Maurizio Zangarini dell’Università di Verona.

“Un lavoro di ricerca e recupero della storia cittadina davvero lodevole – ha commentato l’assessore Rando -. Emerge una figura, quella di don Signorato, che con tanti piccoli gesti è riuscita a fare la differenza, salvando vite umane e portando conforto a chi si trovava nei carceri nazisti. C’è una forte passione alla base del libro, l’auspicio è che venga diffuso anche nelle scuole, affinchè queste pagine di storia aiutino i nostri giovani a formarsi e crescere”.

Cenni storici. Don Carlo Signorato è il cappellano delle prigioni nei forti San Leonardo, San Mattia, Santa Sofia, Procolo negli anni 1943-45. Su incarico del vescovo Girolamo Cardinale si prodiga per aiutare i reclusi, dando vita ad un’organizzazione umanitaria assai fruttuosa. Al sabato confessa e alla domenica distribuisce e raccoglie biglietti e lettere durante la messa. La rete di aiuti si espande poi oltre la città scaligera, per i deportati trasferiti nel campo di transito di Bolzano.
Dopo 75 anni di silenzio l’Archivio storico diocesano e quello parrocchiale dei Santi Apostoli restituiscono il carteggio di don Signorato, le lettere dei condannati a morte e un registro tedesco che riporta i nomi e le date di permanenza di circa duemila reclusi solo per il 1945. Ma, soprattutto, il prezioso ruolo di un sacerdote che ha significato conforto e salvezza per tanti antifascisti.