L’intervista di ieri dell’ex sindaco Paolo Zanotto, dopo quella all’ex sindaco Michela Sironi, ha riaperto un grande dibattito sulle scelte per il futuro della città in particolare sulle vocazioni di Verona che starebbe perdendo lavoro di qualità, professioni ad alto reddito, importanza del ruolo economico a favore invece di overtourism e capannoni per la logistica.
Zanotto ha replicato alle affermazioni dell’architetto e urbanista Giorgio Massignan coordinatore di Veronapolis che aveva affermato come l’unico sindaco che avesse avuto una visione di città fosse stata la Sironi. Zanotto ha ricordato il lavoro per il Piano strategico che voleva disegnare la Verona del futuro, ironizzando che forse Massignan era in viaggio all’estero.
“L’ex sindaco Paolo Zanotto sa bene che durante la sua amministrazione non ero in viaggio all’estero, e che per cinque anni gli ho inviato vari comunicati in cui lo invitavo a mantenere quanto aveva affermato in campagna elettorale e quanto si era impegnato a fare firmando un documento di intenti in una riunione all’Ordine degli Architetti, di cui al tempo ero presidente”, ricorda l’urbanista.
“Impegni non mantenuti, iniziando proprio dalla promessa di attuare un vero metodo di urbanistica partecipata. Quando poi cita il Piano Strategico di Verona, dove si sono delineate le linee dello sviluppo futuro della città, con il contributo di tutti gli attori veronesi, io aggiungo di quasi tutti, dimentica di precisare che quel libro bianco è stato un puro esercizio accademico che non è servito a nulla, se non a spendere soldi pubblici e far perdere tempo a chi, con generosità e fiducia, aveva partecipato ai lavori. Infatti, il gruppo di persone impegnate erano state attentamente isolate dall’assessorato all’urbanistica, il cui responsabile aveva ben precisato che non voleva avere contatti con quelle ipotesi. Così è stato, e il successivo strumento urbanistico non aveva nulla in comune con i risultati del Piano Strategico, che sarà in qualche cassetto del Comune, coperto di polvere.
L’idea di elaborare un Piano Strategico sulle vocazioni e le eccellenze del territorio veronese era positiva, ma non averlo collegato con la pianificazione urbanistica, di fatto lo ha reso inutile” afferma Massignan che non cambia idea sulla bocciatura di quel mandato amministrativo.
La Marangona, elemento di divisione. Semmai si andasse al voto, il provvedimento rischierebbe di spaccare la maggioranza
E ricorda: “La Verona progressista aveva posto grandi speranze sulla nuova giunta. Dopo oltre 50 anni dall’ultimo sindaco socialista, Aldo Fedeli, Verona tornava ad essere guidata da una giunta di centro-sinistra. Il programma presentato dal candidato sindaco Zanotto era stato accolto con speranza, ma nei fatti, nei contenuti e nel metodo, quel programma fu poco rispettato e dopo pochi mesi l’attività della nuova amministrazione iniziò ad essere contestata. Inoltre, la lentezza nel procedere alla realizzazione di un sistema di trasporto pubblico di massa, la tramvia, già definito dall’amministrazione Sironi, che avrebbe potuto migliorare la mobilità urbana, permise il definitivo affossamento del progetto da parte della successiva amministrazione Tosi”.
E sottolinea come “La mancata realizzazione della tramvia, ha provocato la scelta sciagurata e obsoleta del filobus. Oltre al blocco della tramvia, ha trascurato il progetto di spostare il museo di Scienze naturali da Palazzo Pompei all’Arsenale, così dopo oltre 15 anni, del complesso austriaco non si sa ancora cosa farne. Non ha proseguito con l’idea della sindaca precedente di realizzare una cittadella della cultura a Veronetta, spostando la facoltà di giurisprudenza a palazzo Pompei e ignorando l’idea di un grande campus universitario alla Passalacqua, permettendo al suo successore Tosi di devastare tutto”.
Insomma, secondo il coordinatore di Veronapolis “L’amministrazione del sindaco Paolo Zanotto è stata statica, inerte ed ha bloccato gli ottimi progetti dell’amministrazione precedente. Inoltre, nel nuovo P.A.T. adottato dalla Giunta Zanotto erano rimaste edificabili alcune zone paesaggisticamente fragili e critiche a Parona, a Marzana, a Quinto, a Poiano, ed in altri luoghi, per un ipotetico aumento di popolazione di circa 25.000 unità negli anni a seguire ed un incremento di volumetria pari a 5.250.000 mc. Scelte in contrasto con i risultati del Piano Strategico. Forse, per la città, sarebbe stato meglio che Paolo Zanotto, dal 2002 al 2007 fosse rimasto in montagna a sciare”, conclude Massignan.
In ogni caso, il dibattito sulle scelte per Verona come testimoniano queste prese di posizione è ancora molto vivo e molto forte tanto che sulla delibera per lo sviluppo e la infrastrutturazione della Marangona si stanno dividendo anche forze della maggioranza del sindaco Tommasi e se mai si andasse al voto, probabilmente parte della maggioranza non voterà e il provvedimento, pronosticano molti, verrà approvato con il sostegno dell’opposizione di centrodestra. Sarà così? Vedremo.
M.BATT.