ll fondo per il contrasto ai DCA (Disturbi del Comportamento Alimentare) o più modernamente, Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione, non era stato rifinanziato nell’ultima legge di bilancio.
Ora finalmente i fondi sono arrivati con un emendamento al Decreto Milleproroghe: ad annunciarlo in questi giorni il Ministro della Salute Schillaci.
Il Ministro ha spiegato che sono stati assegnati 10 milioni di euro, fino all’entrata dei DCA nei nuovi LEA (Livelli Essenziali di Assistenza) previsto per Aprile 2024, al fine di garantire ai pazienti che ne soffrono, una più appropriata presa in carico.
I DCA necessitavano da tempo di un provvedimento importante, in quanto rappresentano una vera emergenza in termini di salute pubblica. A confermarlo, i dati sull’epidemiologia e le statistiche in Italia e nel mondo, che evidenziano un incremento di tali Disturbi nell’ultimo triennio del 30% e un abbassamento dell’età di esordio. La Survey Nazionale del Ministero della Salute 2019- 2023, che incrocia le Schede di Dimissione Ospedaliera (SDO), gli accessi ai centri specializzati, la specialistica ambulatoriale, gli ingressi al pronto soccorso e le esenzioni sanitarie, rivela che nel 2019 i casi di DCA intercettati erano stati pari a 680.569, nel 2020 erano saliti a 879.560, nel 2021 a 1.230.468 e nel 2022 a 1.450.567.
I Disturbi alimentari più comuni nel nostro Paese sono Anoressia Nervosa, Bulimia Nervosa e Binge Eating. La situazione è particolarmente critica per la fascia di età compresa tra i 12 e i 18 anni e di sesso femminile, ma i DCA possono riguardare soggetti di ogni età e genere. I DCA infatti, sono un gruppo variegato di patologie, classificate fra i Disturbi psichiatrici, causati da una serie di fattori ed esprimono una condizione di disagio e malessere psicologico.
Secondo il DSM-5, (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali) i DCA sono caratterizzati da “comportamenti collegati con l’alimentazione che compromettono significativamente la salute fisica o il funzionamento psicosociale”.
I Disturbi alimentari hanno origini multifattoriali, in quanto derivano dall’interazione tra fattori biologici, psicologici e socioculturali.
Viene ipotizzata una predisposizione genetica, poiché queste patologie hanno una componente ereditaria, ma tale aspetto non è determinante: l’ambiente e le esperienze di vita giocano invece un ruolo cruciale.
Eventi stressanti o transizioni importanti, ad esempio l’adolescenza, possono agire da trigger. È importante richiedere una consulenza con uno specialista, laddove si ravvedono dei segnali, o a maggior ragione già dei sintomi, così da fare una valutazione e capire quale potrebbe essere il percorso terapeutico più indicato.
L’intervento precoce riveste un’importanza sostanziale, così come è importante poi una collaborazione tra figure professionali coinvolte (psichiatri, internisti, psicoterapeuti e nutrizionisti) ai fini di una diagnosi, di una tempestiva presa in carico all’interno di un percorso multidisciplinare e di un miglioramento dell’evoluzione a lungo termine.
Sara Rosa, psicologa e psicoterapeuta