Dopo l’ennesimo episodio di violenza che vede protagonisti minori, il sindaco Sboarina ha lanciato un messaggio chiaro: chiunque compie illeciti a Verona ha le ore contate. Questo perchè c’è un forte presidio sul territorio fra videosorveglianza e coordinamento delle forze dell’ordine con il prefetto.
Sboarina ha riproposto lavori socialmente utili per minorenni che si macchiano di reati e l’idea che venga istituito un Daspo urbano.
Ma l’episodio diventa l’ennesimo contrasto tra maggioranza e opposizione e così l’intervento della consigliera comunale Elisa La Paglia rinfocola la polemica.
“Le violenze-ha detto- vanno fermate ma la negligenza di chi per anni ha dimenticato nel cassetto il tema delle politiche giovanili attive va denunciata e sanzionata eticamente e politicamente. Per le politiche giovanili il bilancio comunale stanzia ogni anno 200 mila euro, appena sufficienti a coprire i costi dei progetti di tirocinio che si svolgono nell’ambito dell’amministrazione comunale e poco altro; il resto degli interventi per i minori sono sui casi di disagio conclamato e vengono seguiti dalle assistenti sociali andando sul bilancio sociale. Alla prevenzione, che si fa con gli educatori in collaborazione con le altre istituzioni del territorio, scuola in primis, non resta niente. Verona manca di una struttura con educatori in grado di dare continuità e progettualità per far emergere e seguire i casi prima che il malessere sfoci in violenza. Bene dunque- ha proseguito- che ci siano 10 telecamere in via Roma, ma dal punto di vista educativo il territorio è presidiato soltanto dalle realtà del terzo settore che partecipano ai bandi privati per avere i fondi. Servono strutture che siano punti di riferimento certi e noti sul territorio affinché scuola e genitori sappiamo a chi rivolgersi ai primi segnali.
Dunque un Sindaco che dice che contro i giovani aggressivi ci vuole il daspo e che bisogna mandarli a raccogliere le cacche dei cani abbandonate per strada dagli adulti incivili, dimostra di essere lui stesso parte del problema. Come detto anche dal Prefetto di Verona, difronte al fenomeno della delinquenza giovanile bisogna parlare di recupero oltre che di repressione perché la nostra società, già in forte crisi demografica, non può permettersi di perdere anche quei pochi giovani che abbiamo. Allora un sindaco serio non si metterebbe a capo dell’Inquisizione ma si porrebbe una semplice domanda: cosa posso fare per i giovani questa estate? Quali luoghi e attività possono mettere loro a disposizione? Vuole una proposta concreta Sboarina? La smetta di distribuire soldi a pioggia alle associazioni amiche e concentri le risorse per incrementare le disponibilità di educatori e di progetti educativi’’, ha concluso.
Aggressioni, cicatrici psicologiche e fisiche
Verona chiama Roma, e scende in campo per tutelare il posto di lavoro di chi viene sfregiato con l’acido o con il fuoco. Vittime di aggressioni crudeli, molto spesso donne che, una volta subita la ‘tortura’, devono ricorrere a lunghe cure, perdendo l’attività professionale. Cicatrici fisiche e psicologiche che rendono difficoltoso il reintegro lavorativo e il ritorno alla normalità.
È iniziato l’iter per chiedere al Parlamento di modificare la legge 68 del 1999, dedicata alle ‘Norme per il diritto al lavoro dei disabili’. E, in particolare, per far inserire tra le categorie protette anche le vittime di aggressione con l’acido, detto anche vitriolage, e da ustioni permanenti causate dal fuoco. A chiederlo una delle mozioni approvate durante l’ultima seduta di Consiglio comunale. Spunto la storia di Barbara Bartolotti, vittima di aggressione, e l’introduzione del reato di sfregio con il ‘Codice Rosso’.