Dioniso: l’estasi del dio multiforme Una delle figure più complesse e affascinanti del mondo greco, incarnazione della follia

Una delle figure più complesse e affascinanti del mondo greco è il dio Dioniso, incarnazione dell’entusiasmo, della follia, dell’estasi e del rapporto con la natura. È una divinità rappresentata in modo multiforme, a volte come un uomo con la barba, altre sotto forma di giovinetto coronato di edera e grappoli d’uva. Inventore del vino, lo donò agli uomini in modo che potessero godere delle meraviglie offerte dalla natura. Spesso il dio è circondato di animali feroci e di un corteo di satiri e menadi danzanti, a loro volta perennemente ebbri per celebrare il culto. L’ubriachezza si lega infatti alla condizione estatica a cui il dio invita; non di rado il potere di Dioniso giunge però anche alle forme violente, come nelle situazioni in cui le Baccanti, in preda alla follia, sbranano e fanno a pezzi gli uomini. La vena benefica dell’estasi, tuttavia, si realizza anche nella dimensione sacrale del culto misterico, cui i Greci dedicavano molto spazio nelle feste pubbliche.
Originariamente Dioniso sembra anche legato alla nascita della tragedia come forma teatrale, forse proprio per la dimensione di intensità e di rapimento che essa esprime. Si tratta del resto di un’idea destinata a riscuotere particolare successo soprattutto nel clima di fermento e decadenza della seconda metà dell’Ottocento. Una delle prime opere di Friedrich Nietzsche, infatti, non a caso si intitola La nascita della tragedia (1872), con prefazione di Richard Wagner, a indicare non solo il rapporto tra i due, ma anche da un lato il clima culturale che li accomunava, dall’altro il potere della musica che si lega proprio alle espressioni emotivamente violente del genere tragico. Nell’opera, Nietzsche distingue il Dionisiaco come espressione di estasi, musica, frenesia orgiastica, dall’Apollineo, che invece simboleggia la purezza, l’equilibrio, l’arte. Nonostante secondo il filosofo (che aveva comunque iniziato gli studi come filologo) queste tendenze nella cultura greca siano due energie in opposizione, esse si integrano perfettamente nella tragedia greca, che diventa quindi una forma d’arte suprema – di cui la musica è un punto fondamentale – che può anche ispirare il mondo tedesco ottocentesco nel tentativo di una palingenesi culturale.
Già nella civiltà greca, comunque, spesso i vasi dipinti mostrano scene di Dioniso accompagnato da danzatori e musici; particolarmente bello è il vaso di Pronomos, conservato al Museo Archeologico di Napoli, che raffigura il dio attorniato da uomini di spettacolo, attori che impersonano satiri e suonatori di flauti: un altro esempio di come la musica fosse già in origine strettamente legata al genere tragico (anche se noi non possiamo conoscere e apprezzare le forme musicali che accompagnavano i cori, che in ogni caso durante lo spettacolo offrivano esibizioni di canto e danza) e di come Dioniso sia il simbolo dell’estasi che accompagna l’esperienza tragica.

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