Dimenticata una parte di città. Il lungo viaggio nelle Circoscrizioni Servirebbero anni di amministrazioni comunali illuminate e ricche di risorse per mettere a posto tutto quello che è abbandonato. Una parte sempre più larga di territorio sta scivolando lentamente sul piano inclinato dell’incuria e del degrado

E’ una sfida enorme. Servirebbero anni di Amministrazioni comunali illuminate e ricche di risorse per mettere a posto tutto quello che è abbandonato. Dal viaggio nei quartieri compiuto dalla Cronaca di Verona nelle scorse settimane che ha portato alla realizzazione di 16 puntate (due per Circoscrizione) con l’aiuto del Piano preliminare al Pat è emerso in modo evidente, plastico, incontrovertibile quanta parte di città è dimenticata da decenni e quanto poco basterebbe per restituire ai quartieri una occasione per alzare la qualità di vita dei residenti. Proviamo dunque a mettere in fila tutti i punti neri di questa Verona lasciata a se stessa da tante amministrazioni comunali: il minimo comune denominatore emerso da questo viaggio è il senso di abbandono che caratterizza la maggior parte dei quartieri. Una parte sempre più larga di città, sicuramente la maggior parte ormai, si sente trascurata, figlia di un dio minore e sta scivolando più o meno lentamente sul piano inclinato del degrado, dell’insicurezza, dell’incuria, della dimenticanza.
L’indagine condotta dal Comune con questa fase di ascolto dei quartieri dovrebbe portare ad affinare le strategie di intervento nel Piano regolatore, con una città più verde, più accogliente, con maggiori servizi, sperando che il promemoria possa servire a illuminare la strada di chi governa, facilitando traiettorie semplici ed evitando torsioni che riportano sempre al solito punto di partenza: chiacchiere senza risultati concreti.
Partiamo dal centro città. Uno dei primi nodi irrisolti sui quali si chiede di intervenire è l’Ex Macello ai Filippini. Un complesso dove nel corso degli anni si è cercato di assegnare varie destinazioni, ma l’unica che regge finora è quella del mercato di Coldiretti. Potrebbe diventare un centro di aggregazione più efficiente e più efficace. Resta poi un sogno mettere a sistema il Parco delle mura, vale a dire rendere i bastioni vivibili e frequentabili in modo sicuro. Per fare un esempio, al Parco Raggio di Sole si attende ancora una soluzione che faccia ritornare quest’area verde frequentabile come lo era alcuni anni fa, con servizi di ristorazione e concreta sicurezza per portare i bambini a giocare.
E c’è poi un’altra sfida urbanistica alla quale i residenti guardano però in modo diverso dai programmi dell’Amministrazione comunale: il recupero delle ex caserme. A parte la Rossani che dovrebbe diventare (da anni se ne parla) sede della Polizia locale ora ospitata in una sede vergognosamente decadente e chiaramente insicura, c’è la grande partita delle tre caserme di San Zeno: San Bernardino, Busignani e Riva di Villasanta. Diventeranno opportunità per case a canoni agevolati e per ripopolare la zona con giovani famiglie o invece saranno nuovi attrattori di traffico?

Parco Passalacqua, promessa mancata. A parte il Bastione delle Maddalene, il resto è un cantiere percorribile solo in parte

Per non parlare poi a Veronetta del Parco della Passalacqua. Sarebbe meglio chiamarlo ormai ex Parco della Passalacqua. Raramente si è vista in città una così clamorosa promessa mancata. Atteso dai residenti come unico spazio verde della zona, oggi a parte il bastione delle Maddalene il resto è ancora una grande area di cantiere percorribile solo in parte. Non solo un’occasione mancata, ma un vero e proprio tradimento dopo tante promesse.
Spostandoci dal centro città e passando in Borgo Trento troviamo un’altra grande promessa che ancora però non è stata concretizzata e chissà quando lo sarà: stiamo parlando dell’ex Arsenale. Il compendio militare è stato ceduto alla città durante l’amministrazione del sindaco Gabriele Sboarina, perfezionato poi durante l’amministrazione Sironi (anni Novanta del secolo scorso). Doveva diventare un complesso multifunzionale, con musei e attività commerciali. Siamo ancora alla sistemazione dei tetti. Nella palazzina Comando verrà allestita Casa Italia per le Olimpiadi invernali del 2026. Le risorse finanziarie possono essere reperibili grazie al Pnrr ma i tempi per fare dell’Arsenale il parco di questa zona della città sono ancora molto lunghi.
Così come sono lunghissimi i tempi per risanare un’enorme area a ridosso del centro e richiesta da varie Circoscrizioni: l’ex Scalo merci delle Ferrovie. Dopo roboanti progetti e promesse durante l’amministrazione del sindaco Federico Sboarina la questione è finita addirittura al centro di una maxi inchiesta dell’antimafia della Procura di Trento. E i tempi di dismissione da parte delle Ferrovie non saranno brevi: prima va completata la Tav e deve essere creato uno scalo ferroviario alternativo per liberare l’area di viale Piave. Nel frattempo, chiacchiere e inchieste giudiziarie.
Ma le aree verdi già esistono in città e come il parco dei bastioni dovrebbe diventare una risorsa per i residenti, così abbiamo le Torricelle che sono un enorme polmone verde ma inutilizzabile. Di proprietà demaniale, le Torricelle che interessando più di una Circoscrizione sono lasciate, salvo rare eccezioni, a se stesse, con il costante pericolo di aggressioni urbanistiche da parte dei privati. L’esperienza del sentiero della salute è un clamoroso fallimento così come i ruderi dell’ex tiro a segno al canon sono un altro clamoroso esempio di abbandono, mancato risanamento e tentativi di aggressione edilizia (basta vedere i progetti presentati in Comune). La richiesta di rendere le Torricelle utilizzabili e frequentabili interessa i residenti della seconda circoscrizione con Borgo Trento e Valdonega, la sesta Circoscrizione con Borgo Venezia e Biondella, l’ottava Circoscrizione con le frazioni di Poiano, Quinto e Marzana.
Così come un’altra grande area verde è rimasta una incompiuta: stiamo parlando del parco dell’Adige. Bellissimo sulla carta, invisibile o quasi nel concreto. La parte nord è trascurata, si fa riferimento solo a Corte Molon; la parte sud con il Giarol Grande è da riqualificare e rendere utilizzabile. Il percorso più battuto è quello dal Boschetto al Giarol appunto fino al parco di Villa Buri. Ma è emerso anche che poter usufruire di questa zona del parco dell’Adige è quasi impossibile per chi abita a nord di viale Venezia e corso Unità d’Italia perché l’arteria stradale è una barriera insormontabile. Per cui assistiamo al paradosso di un parco accessibile solo a una parte della città e soprattutto solo in auto. E sempre in questa zona troviamo poi il Lazzaretto, altra area verde e storica che potrebbe essere sfruttata meglio e di più. E molto richiesto dai residenti di vari quartieri è la possibilità di usufruire dei forti abbandonati, da forte Procolo a forte Gisella.

Villa Pullè, una grande perla buttata. La possibilità di utilizzare l’area della Spianà

E a proposito di ville lungo l’Adige, altra grande perla buttata via è Villa Pullè, antico sanatorio ora di proprietà dell’Inps che aveva promesso grandi progetti di recupero. Parco e villa sono sempre in abbandono in una zona, quella del Chievo che avrebbe enormi potenzialità. Di proprietà dell’Inps, come detto, per Villa Pullè nel 2021 era intervenuta la società INVIMIT costituita nel marzo del 2013 su iniziativa della Cassa Depositi e Prestiti ”allo scopo di valorizzare il patrimonio immobiliare pubblico”. Secondo i progetti doveva diventare una “Struttura Protetta, con finalità residenziali e di assistenza alle persone ivi ospitate”, vale a dire una quarantina di mini alloggi per cohousing riservato ad anziani. Nel 2019 il Comune proclamava trionfante la fine del degrado di Villa Pullè. Infatti… Ma che fine ha fatto tutto questo?
Ma restiamo nella Terza Circoscrizione per andare verso lo Stadio. Qui forse l’intervento meno urgente è la riqualificazione del Bentegodi (i residenti lo vorrebbero spostare punto e basta) che pare invece una priorità per il Comune. La priorità viene data dai residenti alla possibile utilizzazione della Spianà. Questa enorme area verde che l’architetto Rudi aveva immaginato utilizzabile dalla città, nel concreto vede solo una parte attrezzata a livello di impianti sportivi e il resto è ancora area in attesa di interventi. Potrebbe essere un polmone verde invidiabile se strutturato per le famiglie e attrezzato per la mobilità dolce.
Altri impianti sportivi abbandonati per questa area di città sono quelli dell’ex Lido, le piscine di via Galliano. Questo era “il mare” dei veronesi ora si tratta di rimettere ordine in una zona di estremo degrado con interventi molto costosi. Il Comune si sta attivando, i tempi saranno lunghi.
Spostandoci in quarta e quinta circoscrizione, verso Sud, ritorna il nodo del Central park che per i quartieri di Golosine e Santa Lucia sarebbe uno sfogo vitale, c’è poi la richiesta di utilizzare meglio la Marangona con spazi verdi anche per i residenti e non solo capannoni per la logistica per non parlare della riqualificazione della Zai storica. Qui ci sono enormi aree industriali abbandonate che attendono di essere rimesse in ordine, compresa anche la viabilità che presenta incroci molto pericolosi. E’ una parte di città che da sola rappresenta una sfida urbanistica complessa, difficile, che richiede investimenti molto importanti. Ma che non può più essere rinviata se non si vuole perdere questo pezzo storico e produttivo di Verona.
Così come in questa zona resta sempre aperto il dibattito sulla convivenza tra il quartiere fieristico e il resto dei quartieri. Quartieri penalizzati dagli enormi volumi di traffico generati dalle manifestazioni. Ma chi prenderà mai l’iniziativa per ipotizzare uno spostamento della Fiera? Sarebbe conveniente?
E restando nella zona sud non si può dimenticare il nodo del Policlinico di Borgo Roma con annesse le facoltà universitarie: qui c’è l’ex ospedale psichiatrico San Giacomo che sta cadendo a pezzi e va sistemato, mentre invece si farà un altro enorme supermercato con la nuova rotonda di via Golino. Un altro esempio di come siano divaricanti le aspettative dei residenti rispetto agli interventi sul territorio.
Ci spostiamo adesso nella zona est della città dove troviamo ancora il nodo dell’impianto di Ca’ del Bue che al di là delle polemiche sulle prospettive di utilizzo, rappresenta un attrattore di traffico pesante senza che vi sia la adeguata viabilità. Così come in questa zona si chiede di dare un futuro ad aree industriali abbandonate, dalle ex officine ferroviarie all’ex Tiberghien. Qui ci sono zone enormi che potrebbero rappresentare l’occasione per rigenerare quartieri interi ma non se ne parla più. E poi c’è la Mondadori, Adige Doks e altro ancora per disegnare una città dimenticata: una lista di urgenze già da mettere in cantiere per le prossime amministrazioni. MB