Il “vecchio” Dige deve averla scoperta in qualche cassetto dei ricordi. Lo apri e ti spunta ‘sta foto, impossibile non fermarsi a pensare. E impossibile non scuotere la testa. “Guarda un po’ come eravamo…”.
Il “vecchio” Dige la mette (scusate, la “posta”, i ragazzi dicono così…) su facebook e ci stampa due parole che valgono oro. “Una volta era così, c’era più passione, era tutto più semplice”.
Lui e Luciano Bruni, questo è l’Hellas dello scudetto. Forse l’anno prima, al massimo l’anno dopo. Escono dagli spogliatoi, lì al Bentegodi, pronti per l’allenamento.
E il Dige tiene in mano, con l’aria più semplice del mondo. la sacca dei palloni. “Che male c’è?” sorride. “Una volta era così. Il mister portava in campo i cinesini, gli attrezzi, le casacche. Era normale dargli una mano. Una volta, te lo ricordi, perchè c’eri, lo staff era composto dal mister e dal povero Toni Lonardi. Vice allenatore e preparatore dei portieri. In due facevano tutto, mica come oggi che un allenatore ha uno staff di sei, sette persone. Così, prima di uscire, se c’era da dare una mano, si faceva. E prima di rientrare, lo stesso…”. Già, che male c’è? Niente, tutto normale, se ripensiamo a quel calcio, che sembra lontano un secolo e invece, in fondo, è roba dell’altro ieri. Quando era tutto più facile e tutto più semplice, quando “el tersin ed la el tersin” come diceva Bagnoli. E quando le ripartenze si chiamavano contropiedi e nessuno ancora aveva imparato ad “aggredire lo spazio. Anzi, Eljaer lo faceva, ma in fondo non lo sapeva neppure…