Dell’assurda vicenda del piccolo Marco, il bimbo veronese di 3 anni, ultimamente si è detto e scritto poco o nulla. Sembra che in troppi si siano dimenticati di lui e del suo calvario, che poi è lo stesso che purtroppo vivono moltissimi bambini in Italia. E però gli immondi casi scoppiati soprattutto in Emilia Romagna in questi giorni non possono non riportarci tutti, almeno questo è l’auspicio, a parlare della povera creatura strappata alla propria famiglia adottiva e sbattuta lo scorso 13 dicembre, giorno di Santa Lucia, in una comunità. Abbiamo il dovere di ricordare e di tenere accesi i riflettori sull’argomento. Quel giorno, come milioni di bambini della sua età, Marco (accolto dalla famiglia adottiva a 8 mesi perché la madre naturale era tossicodipendente) avrebbe dovuto alzarsi dal letto col cuore in gola dall’emozione, correre in salotto per scartare i regali e trascorrere una giornata di gioia coi tre fratellini adottivi e la coppia che lo aveva accolto in casa con infinito amore. Invece qualcuno ha deciso che Marco (lo ricordiamo, il nome è di fantasia) non aveva il diritto di festeggiare come tutti: andava portato in comunità nel giorno di Santa Lucia. Il motivo: doveva abituarsi all’adozione successiva. Cose da non credere! Viene il crepacuore solo a pensarci, figuriamoci cosa deve avere provato lui e come devono essersi sentiti i genitori e i fratellini adottivi. Il bimbo era stato allontanato anche dai nonni, persone perbene. Chiariamo: il caso di Marco nulla ha a che fare con la raccapricciante inchiesta “Angeli e Demoni” fatta di funzionari dei servizi sociali che secondo le accuse falsificavano relazioni per allontanare i bimbi dai genitori e dargli in affido ad amici e conoscenti in caso di denaro. L’odissea di Marco, almeno fino a prova contraria – e ci auguriamo di non dover tornare ad affrontare la questione alla luce di nuovi elementi – riguarda l’assoluta mancanza di tatto e buonsenso da parte di chi ha preso quella decisione. Intanto, alla luce degli abominevoli casi che stanno emergendo in questi giorni nel Paese, il ministro leghista per la Famiglia Lorenzo Fontana ha disposto la creazione di una commissione di inchiesta sulle comunità familiari che accolgono minori: «Nei confronti dei bambini» ha detto «deve essere garantita la massima trasparenza e ogni forma di tutela». Ospite di “Quarta Repubblica”, la trasmissione condotta su Rete 4 da Nicola Porro, il ministro veronese ha spiegato: «Mi piacerebbe arrivare, insieme all’intero governo e dopo un confronto con magistratura, avvocatura e operatori del settore, all’istituzione di un tribunale unico della famiglia e dei minori che si occupi in maniera specifica e unitaria di queste tematiche, per cercare di accelerare ed essere molto più attenti a ciò che accade. A giorni», in commissione al Senato, «partirà la discussione della nostra proposta di legge per l’istituzione della commissione di inchiesta sulle case famiglia, che vada a verificare tutti i casi sul territorio nazionale». Il senatore di Fratelli d’Italia e assessore comunale ai Servizi Sociali Stefano Bertacco ha seguito fin da subito da vicino la vicenda. Il Comitato “Io sto col piccolo Marco” ha fatto incessantemente la stessa cosa. Come loro altre persone di cuore. Perché coi sentimenti dei bambini non si può scherzare, mai! Chi poi spezza il cuore a innocenti creature per ingrossare il proprio portafogli merita tutto il male del mondo. Oltre alla galera.