Dietro quello schiaffo, mille verità L’episodio di Will Smith che reagisce a una battuta sulla moglie, induce a riflessioni

In questi giorni abbiamo visto e rivisto il frame di Will Smith che sferra, un sonoro schiaffo a Chris Rock, dopo una sua infelice battuta sulla moglie, affetta da alopecia, durante la notte degli Oscar. Abbiamo letto dei vari provvedimenti che l’Academy sta pensando di attuare nei suoi confronti e le critiche per tale reazione sono state tante… Will Smith, attore brillante e appartenente allo show-business non aveva altri mezzi per ribattere? Non poteva rispondere a tono e spiazzare lo stesso Rock con una sagace battuta? Verrebbe da dire di si, eppure così non è stato. E se a salire sul palco fosse stato l’uomo e non l’artista? Il marito e non l’interprete? Memoria di un dolore vissuto con grande empatia. Ferito forse più della diretta interessata? Chi porta con sé un sintomo o soffre di una patologia, dopo aver attraversato un periodo di grande fragilità, con i giusti supporti solitamente si rafforza e non si lascia più scalfire “facilmente”. Ma chi è affianco, fatica a comprenderlo e sente la necessità di intervenire a difesa di chi è già stato duramente colpito da una malattia e “non può” subire ancora. L’alopecia areata in particolare, comporta una metamorfosi che non ha solo conseguenze estetiche, ma anche profonde ripercussioni psicologiche che devono essere accolte e supportate al fine di permettere alla persona di comprendersi prima e accettarsi poi nella sua nuova condizione. L’impatto è solitamente traumatico, in quanto la patologia fa irruzione nella vita della persona, più o meno improvvisamente, generando una frattura dolorosa del sé e segnando un prima e un dopo nel proprio percorso di vita. La perdita di una parte di sè e/o di una sua funzione produce infatti non solo una modificazione della propria immagine e dello schema corporeo, ma genera anche una ferita che può provocare un vissuto di angoscia e dolore, assimilabile all’esperienza del lutto. Lo sconforto psicologico può essere ulteriormente aggravato dalla mancanza di risposte a livello terapeutico, dall’incertezza data dal non sapere se e quando si potrà riacquisire quanto si è perso. Inevitabilmente quindi si devono scovare le risorse dentro sé, per far sì che la propria autostima scalfita trovi nuova linfa, per incrementare il senso di autoefficacia e di fiducia in sé che la malattia può mettere a dura prova, tutte risorse fondamentali per affrontare un percorso di accettazione e di evoluzione per percepire la propria identità a prescindere dai cambiamenti del proprio aspetto.

Sara Rosa, psicologa e psicoterapeuta