Chi se la ricorda l’iconica sigla Tv di Lunedì Cinema suonata dagli Stadio dove, in sottofondo, una voce cantava in scat il celebre dabda-dubududa mentre un uccello formato da una pellicola cinematografica spiccava il volo? Molti. E quella voce era di Lucio Dalla.
10 anni fa, in un hotel svizzero a Montreux si spegneva Lucio uomo, ma il Dalla artista vive ancora. Vive nei testi delle sue canzoni, nei monologhi e nelle interviste dove faceva della sua diversità un vanto.
Nato a Bologna nel 1943, Lucio Dalla ha vissuto una vita che lui stesso non si è tirato indietro dal definire più volte oggettivamente fortunata, come “oliata” a dovere dal destino che nel momento giusto arrivava e incastrava gli eventi nel modo migliore.
Da tutti ricordato come l’autore di colonne portanti della musica italiana come Caruso o Caro amico ti scrivo, Dalla è stato un personaggio altamente fuori dal comune e portabandiera della diversità come punto di forza.
“Sì, sono basso, per quello gioco a basket. Chi lo direbbe? Nessuno. Ma sta proprio qua il punto”.
Clarinetto, fisarmonica, pianoforte, sassofono. A solo 6 anni Lucio sapeva muoversi musicalmente in maniera fluida e indipendente. Non c’era uno strumento che se dato in mano a Lucio non suonasse meglio che nelle mani di qualsiasi altra persona, arrivando, quando era solo un ragazzino, a suonare anche col famoso trombettista jazz americano Chet Baker.
La madre, Iole, secondo lo stesso Dalla ha giocato un ruolo fondamentale nella sua vita. «Mia madre si è sempre vantata con tutti di avere un figlio prodigio, un genio. Si. E quel genio secondo lei ero io. Sono cresciuto con questa certezza di essere un genio. Non so dire se i fatti poi abbiano confermato questa teoria o se la vita poi, si sia semplicemente infilata in questa direzione. So solo che moltissimo del mio successo è avvenuto per caso, senza sforzo, senza difficoltà. E se c’era una difficoltà, ai miei occhi era solo una sfida divertente da affrontare».
Nemico di ogni forma di specializzazione, vista da lui come un limite all’infinita conoscenza che un uomo può avere, Dalla si è fatto strada nel panorama italiano senza “fare il botto iniziale”. Deve arrivare la fine degli anni 70 per veder scoppiare il successo, quando di suo pugno crea Com’è
profondo il mare, il suo primo album interamente scritto da lui, oltre alle tante hits che lo porteranno a intraprendere collaborazioni con grandi artisti italiani come De Gregori e Gianni Morandi.
Per tutti noi, Dalla è il musicista con lo zuccotto e gli occhiali tondi che creò la struggente Caruso, tra le canzoni italiane più conosciute al mondo e considerata un classico della musica napoletana. Lucio Dalla rimane un personaggio dai tratti impalpabili, indefinibili. Lui stesso non si è mai “definito” rinchiudendosi in un’etichetta, ha semplicemente avuto la capacità di scivolare con calma in quella che è stata la strada della sua vita.
Vanessa Righetti