“Zelger e il centrodestra si mostrano sempre indispettiti quando qualcuno riporta le loro orribili parole omofobe, ma si guardano bene dal smentirle, sebbene esse continuino a marchiare con il marchio dell’infamia l’intera città di Verona che quando si parla di omofobia viene sempre tirata in ballo”, scrive in una nota Federico Benini, Pd..
“Se è cambiato qualcosa nel loro modo di pensare, visto e considerato che anche Salvini si è pronunciato per il “diritto di amare”, specificando di essere contro l’utero in affitto che in questa vicenda non c’entra un tubo, invitiamo il centrodestra veronese a convergere sul nostro ordine del giorno del 2018, solo recentemente calendarizzato per la discussione in consiglio comunale, e in coda da ormai quattro sedute, per la revoca delle mozioni omofobe del 1995. Le madri di tutta l’omofobia istituzionale veronese.
Le mozioni in questione fanno divieto alla giunta comunale di deliberare “provvedimenti che parifichino i diritti delle coppie omosessuali a quelli delle famiglie naturali costituite da un uomo e una donna”. Ciò in aperto in contrasto con la Legge 76 del 20 maggio 2016, meglio nota come Legge Cirinnà, la quale stabilisce senza possibilità di equivoco che “all’interno di leggi, regolamenti e atti amministrativi” ed ovunque ricorrano le parole “coniuge” oppure “coniugi”, ovvero termini equivalenti, le disposizioni relative si applicano anche ai contraenti di unione civile, dunque anche alle unioni tra persone dello stesso sesso.
Con questo ordine del giorno chiediamo al Consiglio comunale di prenderne atto e di provvedere di conseguenza a rimuovere, come prevede la Costituzione, gli ostacoli alla parità delle persone di fronte alla Legge.