Alice Manganotti è una donna di 40 anni molto eclettica, come lei stesso ama definirsi. «Mi occupo di consulenza, marketing e aiuto le PMI ad aprire le porte all’ innovazione, -prosegue a raccontarsi l’autrice del libro DIALOGHI CON MR. D, stampato e distribuito dalla casa editrice veronese Edizioni 03.
«Scrivo da quando ho 12 anni. Mi ritengo empatica, sensibile, sportiva, solare, e cerco sempre di vedere il lato positivo di ogni cosa.»
Ci presenti il suo libro
«”Dialoghi con Mr.D.” è una raccolta di 28 dialoghi illustrati, dal sapore surreale e leggero scritti in un momento di profonda sofferenza. Mi piace sottolineare di aver dato colore al dolore. In fondo siamo noi che etichettiamo il bello ed il brutto della vita. Se ci pensiamo alla fine, in un’ottica più ampia, sono tutte esperienze che ci aiutano a crescere, cambiare, maturare. “Dialoghi con Mr.D.” sono dialoghi introspettivi con un fantomatico diario: un Dio occulto, un alter ego presente in tutti noi.»
All’apertura del libro è in bell’evidenza la dedica a sua madre e la citazione di Nietzsche: “QUANTO MANCA ALLA VETTA? TU SALI E NON PENSARCI”: perché questo riferimento?
«È un omaggio alla passione che ho per i trekking di montagna, che mi ha trasmesso mia madre. Sono sempre stata sportiva, ma dal 2013 ho smesso di giocare a pallavolo ed ho iniziato a scalare le montagne con lei e grazie all’associazione CAI Cesare Battisti, di Verona. L’idea di fondo che mi muove è che nel “cammino” è inutile pensare alla vetta, perché l’importante sta proprio incluso “nel cammino”: quello che osservi, di chi incontri, e il silenzio dell’ascesa, come ci si trasforma nel mentre stando a contatto con gli elementi della natura ti inebria di luce di vita.»
La fonte ispiratrice di questi racconti brevi è sicuramente sua madre, colpita da una gravissima malattia e di un gesto di grande umanità, qual è stata la donazione delle cornee alla “Banca degli Occhi Veneto Onlus”.
Ci racconta un po’ di questa storia di vita e d’amore alla vita?
«Eravamo nel dramma della morte di mia madre ed il giorno dopo ci hanno chiamato dall’Ospedale di Borgo Roma, per capire se potessimo aderire, dato che lei era idonea. Non abbiamo minimamente dubitato di questo atto d’amore, dato che lei era stata salvata da una trasfusione di sei litri di sangue, a sua volta, grazie a dei donatori.»
Torniamo al suo libro: una raccolta, dicevamo, di 28 dialoghi surreali che affrontano temi di vita quotidiana, ricerca esistenziale e percorsi interiori. A chi è rivolta la sua raccolta?
«É stata una ricerca introspettiva, destinata principalmente a me stessa. Dovevo affrontare con realismo una situazione totalmente nuova per la mia vita. Ho deciso di combattere il dolore con la fantasia, accogliendo e trasformando le mie emozioni, la mia disperazione e le mie lacrime. Non ero mai stata a contatto diretto con una sofferenza psico-fisica tanto alta come la morte e dovevo trovare un modo per rimanere lucida e presente. Soprattutto per riuscire a dare forza a mia mamma, che ha lottato fino alla fine.»
Se dovesse scegliere un dialogo, tra tutti, quale consiglierebbe di leggere per primo, ad una persona che si avvicina alla sua scrittura, e perché?
“Consiglierei il nono: ”il Fare”, perché il nostro compito nella vita è, e deve essere, l’agire; ognuno con i propri strumenti ed il proprio sentire. Ognuno dovrebbe sentirsi parte in causa, in qualsiasi ambito per sentirsi parte indissolubile della creazione, senza sottrarsi nel mettere in campo tutti i doni, i talenti e i sogni, altrimenti è un po’ come rinunciare a vivere’’.
Gianfranco Iovino