La vittoria non è mai stata in dubbio. Semmai c’era attesa per capire quanto sarebbe stata ampia. È stato un plebiscito. Luca Zaia è stato riconfermato governatore del Veneto con percentuali schiaccianti. Nel momento in cui scriviamo la coalizione di centrodestra veleggia oltre il 75%, un’enormità. Il dato entra di diritto nella storia delle consultazioni regionali. La lista della Lega è al 15. Il centrosinistra (tra il 16 e il 17) è rimasto schiacciato dallo strapotere del Doge, giunto così al terzo mandato. Lo sfidante principale, Arturo Lorenzoni, non è riuscito a guidare la compagine oltre il 20: i dati, ovviamente, sono ancora in aggiornamento, ma comunque andrà a finire sarà un risultato senza appello. Se la sconfitta era scontata, le dimensioni stanno già provocando forti fibrillazioni tra i Democratici, la cui presa sul territorio, così dicono i numeri, è diventata del tutto marginale. Il primo a parlare è stato il deputato padovano Dem Alessandro Zan: “Questa è una sconfitta pesante. Il centrosinistra si deve interrogare sul prossimo programma per il Veneto. Certo, il Covid ha fatto sì che Zaia fosse protagonista assoluto, con la campagna elettorale gestita in modo impari, ma nel prossimo futuro sarà importante che il centrosinistra rinnovi la classe dirigente”. Il centrosinistra, ultimamente, ha criticato in modo netto l’operato di Zaia soprattutto sul fronte Covid, contrapponendogli il lavoro del virologo Andrea Crisanti, ma i veneti si sono schierati in massa dalla parte del presidente di Regione. Il quale ora, forte del risultato, non potrà che dare ulteriore linfa alla propria battaglia per l’autonomia del Veneto, che la Lega nazionale ultimamente sembra aver se non accantonato ridimensionato. In serata Zaia sarà al K3, storica sede del Carroccio trevigiano, dove terrà il proprio discorso e darà un’indicazione delle linee guida del suo terzo mandato. Il governatore ha più volte sottolineato di non nutrire ambizioni di leadership del centrodestra, ma è chiaro che per qualche tempo ora la domanda sarà sempre la stessa. Nel frattempo, da domani mattina, il Doge riprenderà il suo posto a Palazzo Balbi. Com’è stato senza avversari negli ultimi dieci anni. Il Movimento Cinque Stelle, che nel 2015 prese il 12%, si è dissolto. Le liste cosiddette minori, dalla sinistra fino agli indipendentisti veneti, hanno racimolato appena una manciata di voti. Nella nostra provincia il ‘sì’ al referendum costituzionale si aggira sul 60%, dato minore rispetto alla media nazionale. La pagina satirica del Tempo di Osho ha ironizzato proprio sulla consultazione referendaria: “Veneto, testa a testa tra Zaia e Sì”.