Il volume Di musica e parole – edito da Gabrielli e con Radio Italia Anni 60 quale media partner – propone incontri straordinari con cantautori e cantautrici, interpreti e musicisti senza tempo, che fanno la storia della musica italiana, avvicinati nel corso di oltre quarant’anni di professione con interviste che contestualizzano il periodo aggiornando del protagonista il profilo. «Dalla “camera oscura” riposta per anni in uno scrigno segreto – scrive Capitini – emergono sorprendenti fotografie d’epoca di artisti, musicisti, interpreti, cantastorie, giullari e “saltimbanchi”. Osservati da vicino e da dietro le quinte, si è scelto di riviverne la testimonianza mantenendo intonse quelle interviste. Sono “impressioni” che rivelano sorprendenti verità, fotografie dell’anima, straordinarie nella loro profetica “preveggenza” rispetto a chi si diventerà.» I nomi sono clamorosi e vanno da Baglioni a Bennato, Branduardi, Capossela, Cocciante, Conte, Dalla, Daniele, De André, De Gregori, De Sio, Elisa, Fossati, Gaber, Guccini, Jannacci, Mannoia, Martini, Mogol, Morandi, Nada, Nannini, Paoli, Pooh, Raf, Ramazzotti, Ruggeri, Vanoni, Vasco Rossi, Vecchioni, Venditti, Renato Zero e Zucchero. Non mancano preziosità e inediti come gli incontri con Concetta Barra, Umberto Bindi, Renato Carosone, Sergio Endrigo, Bruno Lauzi, Giovanna Marini, Mogol, Morandi, Roberto Murolo, Nanni Svampa, e i ricordi struggenti come i ritratti dedicati a Battiato, Ezio Bosso, Milva ed Ennio Morricone. Molto spesso tali incontri hanno coinciso con eventi che hanno segnato l’avventura artistica di quel personaggio e della storia della musica. Scrive ancora Capitini: « Fermare il tempo filmando dei “fuori campo” o con fotografie di scena può servire a meglio comprendere quel tempo nel suo divenire, e così il nostro. E allora scopri che quell’artista, agli esordi o nel pieno della crescita, già era ciò che voleva essere e che il suo processo di ricerca piastrellato di inquietudini e quella sorta di agitazione indomita che brucia dentro non sono altro che il desiderio di ritrovare se stessi. Del resto, una fotografia, per essere nitida, ha bisogno di luci e ombre nella giusta misura.»