Esposta l’opera realizzata dai detenuti della Casa Circondariale di Verona alla presenza della vicesindaca Barbara Bissoli.
Una grande tela simbolo di rinascita, a dimostrazione di come l’arte sia uno strumento importante per ridare dignità e speranza per il futuro.
L’ingresso del Tribunale di Verona è arricchito da un mosaico composto da 15 quadri realizzati dai detenuti della Casa Circondariale di Verona.
Il grande arazzo, con stili e tecniche differenti, ricco di colori e parole, è stato creato con il supporto di agenti di polizia, volontari ed educatori impegnati nel reinserimento sociale dei detenuti.
I piccoli errori ortografici presenti nelle opere sono stati volutamente mantenuti per conservare l’autenticità e la spontaneità dei messaggi.
Il progetto, che fa parte delle attività promosse dal Comune di Verona con il programma “La città delle donne”, mira a ridare centralità alla figura femminile nei diversi ambiti della società.
È particolarmente significativo che alcuni dei tasselli siano stati realizzati proprio da ‘sex offenders’, detenuti condannati per reati di violenza contro le donne, come espressioni autentiche del percorso di riabilitazione intrapreso.
La vicesindaca Barbara Bissoli ha sottolineato l’importanza dell’iniziativa:
“Questo percorso di riabilitazione e rieducazione, attraverso l’arte e la bellezza, coinvolge anche coloro che si sono resi colpevoli di violenza contro le donne.Con le diverse rappresentazioni, gli autori vogliono celebrare la donna vista con occhi nuovi alla luce del cammino di recupero. È un messaggio di speranza, in linea con la carta costituzionale che prevede la funzione rieducativa e riabilitativa della pena, per consentire ai detenuti di prendere consapevolezza delle proprie azioni e guardare al futuro con occhi nuovi”.