Depurazione, scommessa per l’ambiente Sul territorio veronese ci sono 66 impianti che si occupano di liquami per 1 milione di abitanti

Impianti di depurazione: l’innovazione scientifica passa da Verona. E con essa anche la scommessa per l’ambiente che coinvolge la ricerca e che si traduce poi in tecniche sempre più all’avanguardia a tutela ambientale. Anche quest’anno la città scaligera ospita la giornata di studio “Razionalizzazione del monitoraggio di impianti di depurazione”, giunta alla 58esima edizione. Il format della Giornata di Studio, consolidato da oltre vent’anni di esperienza, mira ad avvicinare il mondo della ricerca universitaria al mondo delle società di gestione (come per Verona e il lago di Garda lo sono rispettivamente Acque Veronesi e Azienda Gardesana Servizi), alla costante ricerca della collaborazione scientifica. La giornata, organizzata dal Gruppo di lavoro dell’Università di Brescia, con l’Ordine degli Ingegneri e il contributo del Consiglio di Bacino dell’Ato Veronese, Acque Veronesi e Azienda Gardesana Servizi, si è svolto nell’auditorium della Camera di Commercio di Verona alla presenza di quasi 200 ingegneri e professionisti del settore. Sul territorio veronese (ambito territoriale ottimale, da qui l’acronimo ATO, che corrisponde all’incirca al territorio provinciale), sono presenti 66 impianti di depurazione che si occupano di depurare i liquami fognari per circa 1 milione di abitanti. Gli impianti sono di dimensione molto diversa tra loro: si va dagli impianti per poche centinaia di persone agli impianti più grandi, quali il depuratore di Peschiera e quello di Verona. “È da ventuno anni che il gruppo di lavoro si ritrova in queste giornate”, ha detto, Carlo Collivignarelli, professore emerito di Ingegneria sanitaria-ambientale dell’Università di Brescia, “e questa è la 58°. La ricerca scientifica nel campo dei depuratori va nella direzione di frontiere molto avanzate per ottenere risultati che dal punto di vista ambientale siano più continuativi e che garantiscano tutela ambiente e salute. In più oggi si pretende anche un recupero di risorse dai reflui, che sono principalmente l’acqua pulita e i fanghi ma anche tanti altri recuperi che si stanno studiando e si studieranno, come la cellulosa dalla carta igienica, per esempio”. Secondo Luciano Franchini, direttore del Consiglio di Bacino dell’ATO Veronese “è stato un momento di confronto proficuo e utile per individuare la linea strategica per contribuire a ottimizzare la gestione degli impianti”. Per Andrea Falsirollo, presidente dell’Or­dine degli Ingegneri “l’obiettivo da raggiungere è un’economia circolare e sostenibile, fondata sul ciclo idrico dell’acqua, che possa tutelare la salubrità ambientale del territorio”. Di progetto IntCatch, che è parte del programma europeo Horizon 2020, ha parlato Angelo Cresco. “AGS sta sviluppando una innovativa risposta per il monitoraggio e il trattamento avanzato delle acque di sfioro fognario”, ha detto.“Con il nuovo cda stiamo percorrendo questa strada: quella di dare qualità a questa azienda, che è una realtà importante sul territorio da tanti anni”, ha concluso Mirko Corrà, vicepresidente Acque Veronesi.