Le acque di scarico provenienti dalle fognature sono caratterizzate da un contenuto significativo di risorse materiali (carbonio organico, fibre, nutrienti) ed energetiche (energia termica, chimica, potenziale, cinetica). Benché l’obiettivo primario sia la depurazione, ovvero la restituzione all’ambiente di acque compatibili con l’ecosistema ricettore, sempre più l’attenzione si rivolge alle possibilità di sfruttamento delle risorse materiali ed energetiche delle acque nere. Di questo, di depurazione e innovazione, se ne è parlato nel convegno Il recupero di risorse negli impianti di depurazione – realtà e prospettive, la 54esima giornata di studio di Ingegneria Sanitaria – Ambientale dedicata alla depurazione e organizzata dal gruppo di lavoro Gestione Impianti di Depurazione dell’Università di Brescia, dall’Ordine degli Ingegneri di Verona, con la collaborazione del Consiglio di Bacino dell’Ato Veronese, Acque Veronesi e Azienda Gardesana Servizi (AGS), con il patrocinio del Comune. Il Depuratore del futuro potrebbe cambiare pelle e divenire un centro di produzione di materia ed energia recuperate dalle acque di scarico che può valere milioni di euro. Ma quali sono le prospettive concrete? Alcune soluzioni sono già da tempo in uso, pur con periodici ripensamenti dovuti al naturale evolversi delle conoscenze e del conseguente quadro normativo. Alcuni esempi sono il riuso sia delle acque depurate sia dei fanghi in agricoltura. Mauro Martelli, presidente del Consiglio di Bacino Veronese (Aato): “Nel veicolare il risultato di queste ricerche ci poniamo l’obiettivo di attivare le società di gestione nell’utilizzo delle migliori pratiche gestionali nella ricerca della migliore efficienza sempre più proiettata nella salvaguardia ambientale e alla razionalizzazione delle disponibilità finanziarie per sostenere gli investimenti per il completamento e le manutenzioni delle reti”.