Dentro l’universo di Yukio Mishima Scrittore giapponese tra i più noti al mondo, personalità composta, sfaccettata e discussa

Yukio Mishima è forse l’autore giapponese più noto al mondo: le sue opere sono state tradotte in molte lingue, e anche in Italia si contano numerose edizioni che lo rendono uno scrittore fondamentale nel panorama letterario del Novecento. La fama di Mishima è composta e sfaccettata, e non si limita a una valutazione della sua qualità letteraria, ma coinvolge tanto i temi da lui trattati quanto la sua personalità stessa, che spesso si fonde con l’opera d’arte. La sua valutazione, pur contrastata, lo vede partecipe delle istanze tradizionaliste che animarono il Giappone a cavallo della metà del Novecento, dopo il secondo dopoguerra, quando, tra le altre cose, le potenze alleate vincitrici imposero all’imperatore di dichiarare la propria natura umana, negando di essere di ascendenza divina.
A questo Mishima connette una perdita dei valori morali – e militari – nell’esercito e nella popolazione: la sua protesta patriottica – da alcuni avvicinata all’idea di fascismo, sebbene l’autore si sia sempre dichiarato apolitico – ebbe un esito tragico, ma carico di significato e di pathos quasi epico, quando, dopo aver occupato con alcuni seguaci il ministero della difesa, Mishima si tolse la vita inneggiando all’imperatore e mettendo in atto il tradizionale suicidio rituale dei samurai.
La personalità controversa di Mishima si traduce, come si è detto, anche nelle sue opere. Tra le più famose, si annovera la tetralogia Il mare della fertilità; ma l’opera che ha forse più dell’autobiografico si intitola, non a caso, Confessioni di una maschera, titolo dal sapore quasi pirandelliano dove il protagonista naviga attraverso il mare in tempesta della propria sessualità e della morale che ad essa consegue.
Il romanzo è affascinante, e proprio rispetto al tema della sessualità suscita curiosità e scuote la mente con immagini vivide. Il protagonista, infatti, è omosessuale, in un contesto sociale arretrato che respinge, nega reprime questa forma di essere dell’uomo. L’autoaffermazione del protagonista coinvolge intimamente il lettore, ed è legata ad alcuni episodi destinati a imprimersi nella memoria: tra questi, uno in particolare, che ha, ironicamente, contribuito a rendere noto al pubblico un pittore della nostra età moderna non certo tra i più noti.
Appassionato di arte, il protagonista del romanzo incontra quasi per caso una riproduzione del San Sebastiano di Guido Reni. Il santo legato a un palo e trafitto è naturalmente simbolo di martirio e di purezza, e in ciò risalta il contrasto, abilmente costruito da Mishima: le forme definite, il corpo scolpito sensualmente dal pittore suscitano eccitazione nel protagonista, inducendo a considerare lo scarto tra due moralità normalmente contrastanti. L’eccitazione si consuma precisamente sull’immagine del dipinto, a suggellare quasi l’incontro tra due mondi contrastanti, e rendendo questo episodio uno dei punti salienti nel percorso di scoperta interiore del protagonista e, si intuisce, della personalità tormentata ma per certi aspetti grandiosa di Mishima stesso.
EffeEmme

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