“Io faccio il tifo per il Chievo. E penso che chi vuole bene al calcio dovrebbe fare altrettanto, per quello che il Chievo ha rappresentato in questi anni”.
Gigi Delneri sospira. Lui, uno degli “eroi” della favola del Chievo, non abbassa ancora la guardia. “Ho letto troppe sentenze già scritte, troppi giudizi a mio parere affrettati. Aspettiamo, c’è ancora un grado di giudizio. E aspettiamo anche per rispetto al Chievo e a quello che ha rappresentato”.
Forse, ha pure pensato di poterci tornare, qualche settimana fa. “Mi sarebbe piaciuto, certo. Sarebbe stato come chiudere il cerchio, tornare là dove tutto era iniziato. Ma adesso non conta, ora conta solo che al Chievo venga dato credito, che questo incubo finisca e finisca bene. Io non entro nel merito, non ho gli elementi per farlo, ma dico solo che, per quanto il Chievo ha fatto negli ultimi vent’anni, sarebbe una perdita grave, per il calcio italiano. Ho l’impressione invece che molti se ne siano dimenticati”.
Lui, Sartori, Campedelli, “quel” Chievo che ha sfidato le grandi, che ha girato l’Europa, esportando emozioni, modelli, sogni. “Abbiamo fatto pensare a tutti che fosse possibile, che sfidare le grandi a testa alta, non fosseun miracolo. Forse, abbiamo portato un’altra mentalità, coraggio, forza, spregiudicatezza”.
Dice che, da lontano, “…è difficile capire che cosa può essere successo. La retrocessione, certo, ma prima ancora la partenza di Sartori può avere influito. Però, questo è il momento di stare vicini al Chievo, non di giudicare un presidente e una società che per vent’anni sono stati dei modelli per tutti. E che meritano per questo almeno di essere rispettati”
R.Tom.