Si definisce sempre meglio il Piano regionale della mobilità ciclistica, approvato dalla Giunta Veneta su proposta dell’assessore Elisa De Berti e che prevede le principali ciclovie venete che dovranno costituire l’ossatura portante della mobilità su due ruote. A queste direttrici si dovranno collegare poi le ciclopiste provinciali e comunali per completare la rete. “Apriamo la strada a una nuova visione di ciclabilità, nella quale la bicicletta diventa un mezzo al servizio di cittadini, turisti e imprese. Il Piano Regionale della Mobilità Ciclistica è il primo piano di mobilità lenta con una visione territoriale a 360°, ma soprattutto un progetto destinato a lasciare un segno sul territorio e un lascito dal valore culturale, ambientale, turistico ed economico” ha spiegato la vicepresidente alle Infrastrutture e Trasporti del Veneto, Elisa De Berti. Il Piano regionale per la mobilità ciclistica, che dovrà andare ora all’approvazione del Consiglio regionale, individua una rete ciclabile per un totale di quasi 2.000 km, suddivisa fra dorsali di terra e di acqua. Dorsali ciclistiche di terra. 1. Ciclovia della Costa, da Ariano nel Polesine (RO) a San Michele al Tagliamento (VE) 2. Ciclovia della Bassa Pianura, da Guarda Veneta (RO) a San Michele al Tagliamento (VE) 3. Ciclovia dell’Alta Pianura, da Casaleone (VR) a Mansuè (TV) 4. Ciclovia della Collina e della Montagna, da Valeggio sul Mincio (VR) a Cortina d’Ampezzo (BL) Quelle di acqua sono 8. 1. Ciclovia del Po-Mincio-Garda, da Malcesine (VR) a Porto Tolle (RO) 2. Ciclovia dell’Adige, da Brentino Belluno (VR) a Rosolina (RO) 3. Ciclovia del Bacchiglione, da Vicenza a Chioggia 4. Ciclovia del Brenta, da Enego (VI) a Chioggia. 5. Ciclovia del Sile, da Volpago del Montello (TV) a Jesolo (VE) 6. Ciclovia del Piave, da Soverzene (BL) a Jesolo(VE) 7. Ciclovia del Livenza, da Gaiarine (TV) a Carole (VE) 8. Ciclovia del Tagliamento, San Michele al Tagliamento (VE) L’intero sistema ciclabile regionale è predisposto assumendo e valorizzando gli itinerari della Rete ciclabile nazionale “Bicitalia”. L’attività di coordinamento su scala territoriale spetterà all’Ufficio di coordinamento e all’Ufficio della Ciclabilità, mentre sulla singola ciclovia la competenza sarà degli Enti Gestori. A questi soggetti, si affianca l’istituzione del Tavolo Tecnico in materia di mobilità ciclistica e dell’Osservatorio della mobilità. Gli obiettivi fondamentali del Piano sono 5: realizzare un sistema di ciclovie regionali di media/lunga distanza (100-150 km) capaci di stabilire collegamenti a più scale e integrato con gli altri sistemi di mobilità (ferro, acqua, gomma); avviare modelli di gestione coordinata delle ciclovie regionali; sostenere processi sostenibili di sviluppo locale attraverso infrastrutture ciclabili di lunga distanza capaci di generare posti di lavoro e alimentare le economie locali; riavvicinare i cittadini al paesaggio, favorendone nuove forme di fruizione in bicicletta; innescare un cambiamento culturale. rastrutturali e da relazioni materiali/immateriali consentano la rigenerazione dei territori. “Il PRMC non è semplicemente un documento tecnico bensì uno strumento lungimirante grazie al quale la mobilità ciclistica potrà essere concepita sia in termini infrastrutturali che turistico–ambientali, rivolgendosi ad una trasversalità di fruitori. Dobbiamo imparare a cambiare il modo tradizione di guardare alle due ruote: la bicicletta non è solo un mezzo di trasporto o di svago ma è uno strumento prezioso per innescare processi di rigenerazione dei territori e per favorire un’innovazione culturale. E sono particolarmente orgogliosa poiché il suo valore è stato compreso e la sua adozione è stata frutto di un lavoro di sinergia tra i soggetti istituzionali, gli operatori della mobilità e gli stakeholders. Al termine di questo lavoro il documento sarà sottoposto all’approvazione del Consiglio Regionale, una volta passato il vaglio della Commissione Valutazione Ambientale Strategica”, conclude la Vicepresidente De Berti.
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