Da alcuni mesi – ma si potrebbe dire da alcuni anni – l’aeroporto Valerio Catullo è al centro di accesissime polemiche. Al centro di esse, il ruolo di SAVE spa, l’imprenditore privato che nel 2014 entrò nella compagine sociale al fine di rilanciare lo scalo veronese dalla difficilissima crisi finanziaria in corso.
Quell’anno, i quattro soci pubblici principali dell’aeroporto (Camera di Commercio di Verona, Provincia di Verona, Provincia di Trento, Comune di Verona) individuarono nella società di Enrico Marchi, già alla guida degli scali di Venezia e Treviso, la risorsa decisiva per continuare la missione del Catullo all’interno del terzo polo aeroportuale d’Italia dopo Roma e Milano.
A sette anni da quell’evento, le opinioni sull’esito e sulle prospettive di quella soluzione sono controverse. Di fatto, l’ambizioso Piano industriale decennale elaborato nel 2013, all’origine della scelta di aprire ad altri soggetti la compagine sociale, è ancora lontano dall’essere completato.
Le voci più critiche ritengono che in questi anni Save sia entrata nel Catullo con un esborso
finanziario relativamente modesto e abbia sacrificato gli interessi degli aeroporti di Verona e di
Brescia – non investendo adeguate risorse – a quelli di Treviso e Venezia, business centrale del gruppo.
Altri, al contrario, pensano che l’ingresso di Save abbia salvato dal fallimento il nostro aeroporto fino a portarne meritoriamente il bilancio all’utile nel 2019. La terribile, recentissima crisi pandemica, che ha sconvolto il settore, avrebbe solo forzatamente interrotto il virtuoso percorso di
rilancio intrapreso.
Altre critiche hanno riguardato le modalità di ingresso di Save nella compagine sociale, avvenuto non attraverso una gara pubblica internazionale, ma direttamente, impedendo di valutare le
offerte di altri soggetti eventualmente interessati.
A fronte di questa complessa vicenda imprenditoriale, il tema emergente, sul quale convergono tutti i dubbi e tutte le aspettative sul futuro del Valerio Catullo, è la governance di esso. I patti sociali firmati nel 2014 , poi trasferiti nello Statuto, garantiscono al socio privato, rispetto al pacchetto azionario complessivamente maggioritario detenuto dai soggetti pubblici, la gestione dell’aeroporto.
A confrontarsi su questi temi alcune personalità del mondo professionistico e politico cittadino: il senatore Massimo Ferro e l’avv. Fulvio Cavalleri già presidenti dell’Aeroporto Catullo, e, rispettivamente, già presidente e vicepresidente vicario di Assoaeroporti; il commercialista Nicola Fiorini, presidente dell’Istituto Adam Smith Verona; il prof. Roberto Ricciuti, docente di Politica economica presso la nostra Università; il deputato del Partito democratico Gian Pietro Dal Moro e il consigliere regionale della Lista Zaia Stefano Valdegamberi.
“L’obiettivo dell’incontro – spiega Alberto Battaggia, presidente de La città che sale – è quello di fare chiarezza sulle questioni sulle quali ha senso discutere in un’ottica di rilancio e sviluppo del nostro aeroporto, che credo debba essere un obiettivo condiviso da tutte le forze politiche cittadine”.