Pochissimi film, tantissimo talento: regista a stelle e strisce da poco nominata presidentessa della giuria Orizzonti per la ventura 81ª Mostra del Cinema di Venezia (28 agosto – 7 settembre 2024), Debra Granik è un’autrice outsider del cinema americano che raramente compare nei credits di film largamente pubblicizzati, ma quando ciò accade si può star sicuri della qualità dei prodotti da lei firmati.
A lei e ai due suoi più importanti titoli dedichiamo questa uscita di Le perle nascoste.
Debra Granik in “Senza lasciare traccia” (2018 – Apple TV)
Will e Tomasine vivono in perfetto equilibrio con il microcosmo di un selvaggio parco in Oregon. Quando i due verranno scoperti e segnalati ai servizi sociali, l’Eden che li aveva accolti svanirà, incrinando l’idillio della loro esistenza.
Al contrario di tutti i survival movies a cui siamo abituati, l’opera di Debra Granik ci getta nella problematica sopravvivenza di protagonisti di un mondo in cui nulla, apparentemente, sembra essergli ostile. Padre e figlia vivono di quello che la foresta gli offre, dormono in una tenda e occasionalmente si mescolano al caos cittadino per fare gli acquisti necessari; gesti quotidiani e battute minimali costruiscono una linearità che ha tutto il sapore dell’idilliaco ritorno alla natura, con una camera focalizzata sulle ambientazioni naturali e uno stile documentaristico.
I veri tumulti si trovano invece nel passato e nell’intimità, celati agli occhi dello spettatore finché un trauma esterno non spezza quel microcosmo fragile in cui i protagonisti si erano immersi. Se già nella precedente opera la protagonista dava voce al dramma esistenziale di una figlia in cerca di un padre scomparso, qui è una quasi esordiente – e bravissima – Thomasin McKenzie a costruirsi intorno al dramma famigliare di un padre presente (interpretato da Ben Foster), ma ferito e incapace di vivere nel mondo.
Aggirando la manichea dicotomia natura-civiltà, la sceneggiatura lavora in profondità, mettendo in gioco la libertà del soggetto e la complessità dialettica della realtà contemporanea: attraverso una narrazione compassionevole della quotidiana esistenza di un padre e di una figlia, infatti, la Granik lavora di metafore e gesti semplici, dimostrando di essere una delle autrici più attente nel raccontare la vita degli outsider della società.
“Un gelido inverno” (2010 – Raiplay)
Ree ha diciassette anni ed è alla disperata ricerca del padre, scomparso dopo aver impegnato la casa di famiglia per pagare la sua cauzione.
L’opera seconda della Granik si costruisce intorno all’intensa interpretazione di una quasi
esordiente Jennifer Lawrence e alla bellezza dei paesaggi boschivi del Missouri: un duetto, quello natura-uomo, che fa il paio da sempre con la poetica dell’autrice e che qui diventa metafora di una società chiusa e bigotta nella quale, per garantirsi la sopravvivenza, è necessario mettere su una faccia tanto dura quanto quella dei brutti ceffi che la controllano. Un personaggio difficile da dimenticare quello di Dolly – Jennifer Lawrence, un film senza clamori, ma di grande spessore, il Gelido inverno di Debra Granik.