Dazi sul vino, minaccia per Verona Gli Stati Uniti sono il nostro primo mercato di sbocco. Valpolicella e Amarone a rischio

“Speriamo che quella del presidente Donald Trump sia una boutade. Dazi di queste dimensioni potrebbero creare una situazione drammatica per i vini veronesi”. Così Christian Marchesini, presidente dei viticoltori di Confagricoltura Veneto e Verona, oltre che nazionale, commenta la dichiarazione odierna del presidente degli Stati Uniti, che ha minacciato una tariffa del 200% su tutti i prodotti alcolici provenienti dal Vecchio Continente se l’Unione Europea non dovesse rimuovere il dazio del 50% sul whisky. Una minaccia che preoccupa i viticoltori del Veneto: gli Usa, con quasi 600 milioni di euro, rappresentano il 20% dei 2,8 miliardi di export vinicolo regionale 2023. “Inutile dire che, con tariffe di queste proporzioni, i nostri produttori di vino perderebbero il partner commerciale numero uno al mondo – sottolinea Marchesini -. Per Valpolicella e Amarone gli Stati Uniti sono il primo mercato fuori dall’Unione Europea, con il 15% di export, e il rischio è di compromettere tutta una filiera nazionale che vale quasi due miliardi di euro. La situazione è già difficile per il calo dei consumi e le forti incertezze sul futuro, oltre che per la nuova stretta della Commissione Ue che riguarda l’informazione ai consumatori e la regolamentazione della pubblicità degli alcolici. Se si aggiungessero i dazi sarebbe un dramma. Una guerra che, comunque, non farà bene a nessuno”. “Una guerra commerciale basata sui dazi porterà solo ad uno scontro a livello globale – aggiunge Alberto De Togni, presidente di Confagricoltura Verona -. Non si risolvono i problemi commerciali in questo modo, imponendo addirittura tariffe folli. L’unico modo per trovare soluzioni è sedere a un tavolo comune, cercando di arrivare ad accordi commerciali che possano soddisfare entrambe le parti, senza arrivare a questi estremi”. Anche Andrea Lavagnoli, presidente di Cia Verona, si esprime sull’annuncio del presidente americano Donald Trump di applicare tariffe del 200% sui vini europei. “Se una simile scure si abbattesse sui nostri vini si tradurrebbe in danni per miliardi. Non solo Valpolicella e Amarone, ma tutte le altre doc scaligere ne risentirebbero, anche alla luce del fatto che l’export verso gli Usa ha segnato nel 2024 un incremento del 7% sull’anno precedente. Il rischio di dazi lascerebbe strada libera ai competitor, che potranno aggredire una quota di mercato molto appetibile: basti citare Argentina, Cile e Australia. E quando si perde una quota di mercato, è molti difficile recuperarla. Gli Stati Uniti – conclude – sono il nostro primo mercato di sbocco: una tassazione così spropositata, come quella paventata oggi da Trump, azzererebbe l’export provinciale”. Per Lamberto Frescobaldi, presidente dell’Unione italiana vini (Uiv): “L’escalation delle guerre commerciali genera situazioni grottesche in cui a perdere sono tutti”. Infine il consigliere regionale di FI Alberto Bozza dice di capire bene la portata della questione per il Veneto. «Stiamo parlando di un comparto che crea Pil, occupazione, indotto, ma anche qualcosa di inestimabile sul piano immateriale, cioè il valore della nostra storia e cultura vitivinicola che viene esportata negli Stati Uniti, un brand identitario di eccellenza».