La strage di Bologna, nella quale perse la vita anche il giovane veronese Davide Caprioli, fu strage neofascista. Lo ha scritto la corte d’Assise di Bologna condannando all’ergastolo Gilberto Cavallini, ex membro dei Nar (Nuclei Armati Rivoluzionari, organizzazione eversiva di stampo neofascista).
La sentenza.
Cavallini era imputato per la strage del 2 agosto 1980 alla stazione di Bologna per la quale sono già stati condannati in via definitiva Francesca Mambro, Valerio Fioravanti e Luigi Ciavardini, come esecutori materiali. Cavallini, invece, era accusato di aver fornito supporto logistico all’attentato.
Nella sua testimonianza in aula l’ex terrorista nero ha dichiarato: “Sono in carcere dal 12 settembre 1983, ho perso il conto dei giorni, sono anni di galera che mi sono meritato, non lo contesto, li ho scontati tutti, sono pronto a scontarne ancora, la cosa non mi piace però lo accetto, perché comunque credo di avere fatto delle cose per le quali queste condanne siano state meritate. Quello che non accetto è dover pagare per quello che non ho fatto, non solo in termini carcerari ma anche di immagine e di credibilità”.
Il ricordo della città.
Resta il dolore delle vittime. Davide, lo ricordiamo, aveva 20 anni, era di Verona dove viveva con i genitori, la sua passione era la musica: suonava la chitarra e cantava. Aveva trascorso un periodo di vacanze ad Ancona, dalla sorella. La sua ultima immagine è quella scattata il primo agosto sulla spiaggia di Sirolo. Il 2 agosto era ripartito perché la sera stessa doveva suonare con il suo complesso, il Dna group, e poi voleva riprendere a studiare. Era in stazione a Bologna in attesa di una coincidenza e stava guardando il tabellone con gli orari dei treni. Lo scoppio della bomba lo ferì molto gravemente, fu trasportato all’ospedale Maggiore in rianimazione dove morì 2 ore dopo il ricovero. E Verona non lo ha dimenticato. Il 3 ottobre scorso, presente anche Maria Cristina Caprioli, la sorella di Davide, è stata inaugurata la rinnovata biblioteca delle scuole Fedeli, che è intitolata al giovane morto nella strage di Bologna.
I familiari delle vittime: “Sentenza ci rende giustizia” “La sentenza non cancella gli 85 morti e i 200 feriti, ma rende giustizia a noi familiari delle vittime che abbiamo sempre avuto la costanza di insistere su questi processi”. È stato questo il primo commento dei familiari delle vittime della Strage di Bologna, per voce della vicepresidente Anna Pizzirana, alla sentenza che ha condannato all’ergastolo l’ex Nar Gilberto Cavallini. La difesa Cavallini aveva dichiarato che 40 anni dopo è inumano condannare una persona: “No, non è inumano, perché hanno condannato anche quelli della Shoah dopo 70 anni, non vedo perché debba essere inumano. E’ una giustizia che viene fatta ai familiari delle vittime, per la nostra perseveranza. E, se le carte processuali lette, rilette esaminate da questa Corte hanno stabilito così è una sentenza corretta”, ha detto Pizzirani. Per 0 presidente dell’associazione familiari delle vittime della strage di Bologna, “la sentenza apre nuovi scenari a indagine. Sono soddisfatto – ha detto – un grande contributo è giunto dalla digitalizzazione degli atti”.