Tante immagini e molteplici interrogativi si susseguono nel percorso espositivo “Dante profeta di Speranza” recentemente proposto al Bastione delle Maddalene, nei pressi di Porta Vescovo, a Verona.
La mostra, concepita per avvicinare alla lettura della “Divina Commedia”, è stata curata da Virginia Alfano, Franco Nembrini, Edoardo Rossi e organizzata dall’Associazione Rivelacon Comune di Verona, Casa Editrice Cento Canti e Diocesi di Verona.
Il percorso, attraverso metaforici gironi danteschi, è proposto come una singolare esperienza multisensoriale ricca di luci e ombre, suoni e silenzi. Parte integrante dell’esperienza, all’ingresso della location, la presenza della scultura “El Dante” di Adelfo Galli, nella quale un Dante commosso guarda verso l’amata Beatrice.
Originale anche la scelta delle giovani guide: studentesse e studenti delle scuole superiori, che, grazie a una formazione mirata, hanno condotto con entusiasmo il pubblico.
Attraverso i versi di Dante, le immagini dell’illustratore Gabriele Dell’Otto, alcuni video e i commenti dello scrittore Nembrini, le visitatrici e i visitatori hanno avuto l’opportunità di sperimentare un intenso viaggio alla ricerca dei limiti umani e dei significati fondamentali.
“Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita”, incipit del primo canto dell’Inferno dantesco, accoglie il pubblico e propone il primo grande interrogativo. “Dove guardiano? Dove è puntato il nostro sguardo?
L’immagine che evoca la domanda è una “selva oscura”, un luogo inospitale e difficile da superare, percepito come metaforico punto di partenza delle tante difficoltà che
caratterizzano il vivere quotidiano.
L’intensa illustrazione creata per questo primo spunto di riflessione propone un Dante preoccupato, incapace di trovare la soluzione.
In questa logica è l’occhio il punto di avvio del percorso creativo e risolutivo. Percepire visivamente consente, a Dante e all’umanità tutta, non tanto di cogliere ogni aspetto del mondo circostante ma, certamente, di selezionare gli elementi utili per dedurre, chiarire cosa ci circonda, integrare le informazioni, prevedere ciò che ci aspetta.
Nel guardare con attenzione, noi sperimentiamo sensazioni, ci emozioniamo, riconosciamo possibili rappresentazioni della nostra umanità.
Così Dante, immerso nel caos esistenziale, chiuso in una evidente difficoltà che gli impedisce di guardare e, conseguentemente, di vedere, comprende che per uscire dal labirinto deve trovare un’altra via, assumere una nuova coscienza delle sue e delle altrui debolezze, puntare lo sguardo in una diversa direzione. Dante (e con lui ognuna e ognuno di noi) invita a “percepire” e quindi acquisire coscienza di quanto ci circonda per mezzo dei sensi, dell’intuito, del sapere. Lo sguardo col quale guardiamo la realtà è soggettivo e creativo. Cambia in base al sentire e pensare di un preciso momento. Ci tocca e ci trasforma. La metafora visiva della luce, indispensabile per guardare e vedere, conclude il percorso e con una proiezione murale e invita a uscire “a riveder le stelle”.
Chiara Antonioli