Parla così poco che si finisce (quasi) per dimenticarlo. Si parla così tanto dell’ Hellas di Tudor e Barak, di Caprari e Simeone, che (quasi) si finisce per ignorarlo.
Eppure, Tony D’Amico è l’artefice numero 1 del “fenomeno Hellas”. Un d.s. sulle orme dei grandi e sarà bene che Maurizio Setti ci pensi, ammesso che non l’abbia già fatto. Perchè, anche questo va detto, prima o poi qualche squadrone si chiederà (se già non l’ha fatto) come fa D’Amico a non sbagliare (quasi) mai.
L’elenco è lunghissimo. L’ultimo nome è quello di Barak, preso dall’Udinese come giocatore “normale” e diventato poi un fenomeno. Ma prima ci sono Amrabat e Rhamani, giusto per non dimenticare. E in questo Verona ci sono anche Faraoni e Tameze, Caprari e Simeone, Lazovic e Ilic. Certo, devono essere bravi anche i tecnici, questo è sicuro. Ma un dato è certo: lui non sbaglia quasi mai. E c’è da scommettere sia già al lavoro per il presente e per il futuro.
Non c’è dubbio, uno come lui merita una grande squadra, ammesso non lo sia già questo Verona. Profilo basso e voli alti. Parole pochissime (interviste col contagocce), ma tantissimi fatti. Era una scommessa di Setti. Nessun dubbio, il presidente l’ha vinta…