Non solo selfie, da oggi una tecnica comunemente presente anche nelle app fotografiche degli smartphone di ultima generazione è al servizio della ricerca scientifica. A renderlo possibile il lavoro di due scienziati italiani Claudio Vinegoni del Massachusetts General Hospital, direttore del laboratorio di microscopia del centro di Biologia dei sistemi di Boston e Paolo Fumene Feruglio ricercatore Marie Curie del dipartimento di Neuroscienze, Biomedicina e Movimento dell’università di Verona che hanno messo a punto una nuova tecnica di microscopia a fluorescenza per mappare le connessioni neurali del cervello e ricavare informazioni sull’efficacia dei farmaci nelle patologie cardiache. La nuova tecnologia è basata su un principio che è utilizzato anche nei nostri cellulari: la fotografia HDR, ad alta gamma dinamica, in grado di acquisire più immagini con diversi tempi di esposizione per poi fonderle in un’unica foto in cui i dettagli sono conservati in tutte le parti dell’immagine finale. Questa può essere applicata anche in microscopia. I ricercatori hanno dimostrato che utilizzando un dispositivo ottico che divide la luce proveniente dal campione analizzato in due o più componenti, è possibile produrre un’immagine ad alta gamma dinamica in tempo reale durante l’osservazione al microscopio.
I risultati del lavoro, realizzato in parte anche grazie al finanziamento della Commissione Europea per il progetto Beating Heart (Marie Curie Action) sono stati pubblicati su Nature Communications.
“Questa tecnologia – spiega Fumene Feruglio – apre nuove strade nella comprensione del funzionamento di un organo molto importante come il cuore e in particolare offre l’opportunità di condurre esperimenti innovativi di farmacocinetica e a breve anche di farmacodinamica. Combinando tecniche di stabilizzazione delle immagini a questo nuovo traguardo tecnologico, sarà possibile ricavare informazioni più dettagliate sull’efficacia dei farmaci e delle patologie cardiache con dettaglio sub-cellulare. Disporre della conoscenza necessaria per studiare in-vivo e in tempo reale i sistemi biologici ad altissima risoluzione permette al nostro ateneo di rimanere al passo con eccellenze internazionali del settore”.
“Abbiamo dimostrato – aggiunge Vinegoni – che la microscopia ad alta gamma dinamica può essere applicata ad altre numerose tipologie di esperimenti biologici, permettendo di ottenere un’informazione più precisa rispetto alle tecniche di imaging convenzionali. Tra le applicazioni sicuramente rilevanti, sia nel campo clinico che in quello biologico, si distingue la mappatura dell’intricata matassa di connessioni neurali del cervello. La microscopia ad alta gamma dinamica può essere implementata a un costo minimo, apportando semplici variazioni alla strumentazione già presente nei laboratori di ricerca, mettendo di fatto tutti i ricercatori nelle condizioni di poter disporre per i loro studi di una tecnica altamente innovativa”.