Dagli Stati Uniti: “Il plasma dei guariti è la soluzione” Il prof. Santin, dagli Stati Uniti: “In attesa del vaccino questa è la strada migliore”

«In mancanza di farmaci efficaci e con i vaccini lontani ancora 12-18 mesi, non ho alcun dubbio che questa sia l’arma più efficace per fronteggiare l’epidemia di Covid-19».
Alessandro Santin è italiano, ma da molti anni vive negli Stati Uniti dove è co-responsabile della divisione di Oncologia ginecologica e a capo del Disease Aligned Research Team del Cancer center alla Yale University di New Haven. La sua posizione è netta: il plasma dei pazienti convalescenti, carico di anticorpi neutralizzanti, è lo strumento che può fare da ponte per proteggere le decine/centinaia di migliaia di persone infette o che si infetteranno nei prossimi mesi. È un appello al suo Paese di origine, dove peraltro è già partito un progetto — capofila il Policlinico San Matteo di Pavia — per la raccolta del plasma iperimmune.

«La seconda ondata dell’epidemia, dopo la riapertura, potrebbe essere ancora più terribile della prima — prosegue Santin — e dobbiamo essere pronti a fronteggiarla con delle armi più efficaci di quelle che abbiamo avuto a disposizione finora in Italia. Sia la raccolta che l’infusione di plasma sono pratiche di routine in medicina, ben tollerate e con rischi estremamente bassi. La pratica è stata attivata negli Usa, su tutto il territorio nazionale, in meno di due settimane per contrastare nei tempi più brevi possibili la letalità di Covid in quel 20% della popolazione che sviluppa la forma severa, spesso letale, della malattia. Sono stati pubblicati due studi su Jama e Pnas: dei 15 pazienti considerati, tutti con infezione grave, tutti sono sopravvissuti. Peraltro i pazienti con forme severe sono i più difficili da trattare dato che l’immunizzazione passiva (con anticorpi cosiddetti “neutralizzanti”) è meno efficace rispetto al suo uso nelle fasi iniziali dell’infezione virale».

Sul sito della Food and drug administration statunitense (Fda) compare ben in vista l’avviso «Donate Covid-19 plasma». «In 27 anni, da che vivo negli Usa, non avevo mai visto una cosa del genere — conclude l’oncologo —. Dopo la richiesta dei ricercatori della Mayo Clinic di trattare pazienti gravi con plasma dei convalescenti, la Fda ha preso in mano la situazione e contattato l’American Red cross e tutti i centri di raccolta sangue chiedendo di coordinare la raccolta e la distribuzione delle sacche in tutto il territorio nazionale. È stato creato il sito www.uscovidplasma.org in cui i dati vengono aggiornati costantemente. Il problema è che, a differenza dell’Italia, il pool di donatori convalescenti negli Usa è ancora limitato dato che siamo “in ritardo” di circa 30 giorni nel percorso della pandemia. In Italia i guariti sono 35mila e la stragrande maggioranza di loro ha sviluppato anticorpi neutralizzanti (IgG e IgM), che impediscono l’aggancio del virus al recettore ACE-2: ogni convalescente può donare 2-3 sacche di plasma, salvando altrettante persone ad altissimo rischio di morte».
Il prof. Santin non ha dubbi. “In attesa del vaccino questa è la strada migliore per contrastare il Covid 19 e per contenere l’eventuale seconda ondata”.

Brusaferro prudente per le vacanze

Le “zone rosse torneranno ad essere una delle misure importanti quando non ci sarà piu il lockdown del paese” per l’emergenza Coronavirus. Lo ha detto Gianni Rezza, direttore del dipartimento di Malattie infettive, dell’Istituto superiore di sanità alla conferenza stampa organizzata dall’Iss. I vertici dell’Iss sono cauti su un’eventuale ripartenza del Paese, anche perché secondo Rezza, quello nella curva dei contagi è stato “un picco artificioso”, generato dal lockdown. “Mi pare troppo presto – ha aggiunto Brusaferro – per poter rispondere su cosa succederà per le vacanze. Dobbiamo pensarci e muoviamoci con cautela. Il che vuol dire fare un passo alla volta. Dobbiamo mantenete l’epidemia dentro una soglia anche se questa ci accompagnerà per i prossimi mesi e finchè non avremo un vaccino”.
Secondo Brusaferro la fase di riapertura andrà fatta “con grande cautela”, raggiungendo i contatti e sorveglianza del numero dei ricoveri. “Dovremo ripensare e riorganizzare la nostra organizzazione della vita sia nei trasporti che nel lavoro e nelle attività quotidiane”.