Nei piedi di Cyril Ngonge. La salvezza del Verona passa dall’estro di questo talentuoso giovane ragazzo belga, 23 anni da compiere nel prossimo maggio, che dal suo arrivo in riva all’Adige è diventato una sorta di amuleto, di talismano vincente.
Determinante quando serve. E’ l’obiettivo di questo esterno d’attacco, il gran colpo di Sogliano dal suo ritorno in gialloblù. Pescato dal campionato olandese, giocava e molto poco nel Groningen, le sue reti, le sue giocate si sono rivelate fondamentali nella conquista della straordinaria salvezza dello scorso anno. Indimenticabile, soprattutto, la doppietta del giugno scorso nello spareggio di Reggio Emilia contro lo Spezia. Ma è, indubbio, che nella grande rimonta del Verona targato Zaffaroni-Bocchetti una delle frecce nell’arco dell’Hellas della seconda parte di stagione sia stato Ngonge. E la storia in qualche modo si ripete. Partenza ancora una volta da protagonista assoluto con un gran gol alla Roma, poi una sorta di eclissi. Timido, impacciato, inconcludente. A tal punto che il tecnico Marco Baroni, che nei suoi confronti ha sempre usato parole di stima, lo ha messo in discussione con tanta panchina nella parte centrale di questo girone d’andata. Ma Ngonge è l’uomo della Provvidenza per i gialloblù. In rete con il Lecce, autore di un gol e di una prestazione da cineteca contro l’Udinese, altro gol dell’impatto devastante nella sfida con il Cagliari. Perchè Ngonge nelle gare che valgono doppio, quelle in cui il Verona affronta formazioni che lottano per l’obiettivo salvezza, si rivela l’arma in più. Lo è stato l’anno scorso, lo è in questo campionato. Croce e delizia spesso e volentieri. Ma delizia, verrebbe da aggiungere, quando serve veramente. La sua prestazione contro i sardi è la cartina tornasole della sua avventura scaligera. Un primo tempo anonimo, una gara scialba e senza sussulti. Poi ecco il lampo, la giocata che accende il match e manda in visibilio il Bentegodi. Nella rete di Ngonge contro il Cagliari non c’è espressione di quella classe cristallina ammirata nella rete realizzata in Friuli ma c’è tanto del ragazzo belga. Che non ha paura di prendersi le responsabilità che la squadra e il tecnico gli indica quando è necessario. Palla al piede punta l’uomo, sfrutta una sovrapposizione e va alla conclusione. C’è fortuna, il pallone passa tra le gambe del compagno Djuric e del difensore rossoblù Dossena, ma c’è la voglia di essere un fattore, la chiave del successo. “Quando sono arrivato al Verona – ha candidamente ammesso Ngonge – la mia volontà è sempre stata quella di fare la differenza. Lavoro ogni giorno per questo obiettivo”. Alle porte c’è un’altra sfida salvezza che il Verona dovrà affrontare con due perdite importanti. In mezzo al campo non ci sarà lo slovacco Duda, elemento fondamentale per legare fase offensiva e quella difensiva e, soprattutto, l’Hellas dovrà fare a meno della spinta del settore più caldo del Bentegodi, la Curva Sud che, a causa dell’inqualificabile ed indegno comportamento di pochi se non pochissimi, rimarrà chiusa per due turni per i cori contro Makoumbou, il giocatore espulso nel match con il Cagliari. E allora sarà meglio affidarsi al talismano vincente, all’uomo della Provvidenza gialloblù, Cyril “Cirillo” Ngonge. Con la Salernitana è una sfida salvezza, tocca a lui.
Mauro Baroncini