Cultura, turismo, mobilità, traforo, problemi dei quartieri e nuove traiettorie per lo sviluppo della città: il documento preliminare del Pat in 150 pagine contiene la summa dei problemi di Verona e va preso a piccole dosi. Cominciamo dalla problematica dell’overtourism, che viene avvertita non solo da chi abita in centro storico ma da tutta la città e ha riflessi su economia, commercio, residenze. Nella recente intervista a la Cronaca di Verona, lo chef Giancarlo Perbellini, tre stelle Michelin aveva detto chiaramente che Verona ormai è a un bivio: o punta sulla qualità o sarà difficile evitare di farsi schiacciare dal turismo mordi e fuggi. Nel Piano di assetto del territorio che traccia le linee guida per il futuro governo della città, sul turismo ci sono parole chiare e l’analisi coincide con quella di Perbellini sulla Cronaca. Il turismo, si legge nel documento di Palazzo Barbieri, “E’ definito come un fenomeno non regolamentato e da regolamentare, tarato sulla quantità e non sulla qualità, verso cui invece bisogna puntare”. Non solo qualità, ma emerge la necessità più volte ribadita di creare eventi perché l’offerta è troppo limitata. E da troppo tempo si discute sui contenitori senza utilizzarli. “La leva della cultura dovrebbe essere utilizzata per alzarne la qualità -si legge nel Pat-, ma Verona non ha una buona offerta culturale, anche a partire dai grandi contenitori inutilizzati (Arsenale, Castel San Pietro, etc.); altrettanto andrebbe utilizzata la leva del decentramento e destagionalizzazione (ad esempio con la convegnistica) dell’offerta turistica”. Ma che economia produce questa situazione? “Il settore non consente spesso una buona qualità del lavoro, vista la stagionalità dei contratti, la precarietà e non contrattualizzazione di una parte consistente”. E la qualità si alzerebbe anche con nuovi alberghi di fascia top? “Ci sono posizioni opposte sull’opportunità di ulteriori strutture alberghiere in centro, mentre concordi sono le opinioni sul bisogno di limitare le locazioni turistiche, che sono per lo più attività con scarsa redistribuzione sul territorio e sul lavoro, oltre che per l’impatto che hanno sull’abitabilità (soprattutto del centro storico) e sulla qualità di vita dei contesti di quartiere”. La proliferazione di affittacamere e B&B insomma è un problema da affrontare per dare un assetto chiaro al settore turistico. E veniamo poi all’altro grande tema, quello delle infrastrutture. Il Pat fa il punto su alcune grandi strade. Strada di gronda: collegata agli insediamenti del QE e Marangona (con relative perplessità legate alla logistica), ma altrettanto positivamente vista come sgravio della mobilità di attraversamento per Santa Lucia. Viene ritenuta necessaria la terza corsia sull’ A22 perché sta aumentando il traffico su gomma (anche se il ferro sarebbe da preferire e incentivare). Se ne parla da trent’anni. I lavori per il nuovo casello di Verona sud e parcheggio scambiatore sono “visti sia come opportunità di una nuova mobilità per l’asse di Verona sud (ma da studiare meglio l’intera mobilità di quartiere e di collegamento, a partire dal sottopasso di uscita dall’autostrada da rivedere), sia come avvicinamento ad una nuova forma di mobilità, che tuttavia non sarà accolta da tutti necessariamente (chi è abituato a frequentare il centro occasionalmente preferirà comunque l’auto). Il cavalcavia di viale del Lavoro viene considerato da alcuni anche come superfluo”, si legge nel Pat.
Il traforo scava un solco tra i partiti. L’ex sindaco Tosi replica alla vicepresidente De Berti e al presidente della Provincia Pasini
E veniamo al filobus, opera di trasporto pubblico di massa per i cui cantieri si sta rivoluzionando mezza città: “al di là della sua opportunità come progetto sorpassato, si auspica che diventi sistema di connessione per la città e per la prima cintura urbana, altrimenti rischia di perdere senso”, è scritto nel Pat. Insomma, quando si farà il filobus avrà una utilità se riuscirà a drenare il traffico in ingresso in città, altrimenti se serve solo per spostamenti tra i quartieri avrà poco senso. Emerge forte poi la “necessità di collegare meglio l’aeroporto con la città e le strutture urbane”, tema sul quale si è insistito per anni e tuttavia per i Giochi Olimpici invernali del 2026 non ci saranno novità… Viene chiesto poi l’aumento della mobilità leggera (piste ciclabili) necessario a livello esteso, per reti urbane ed extra-urbane, anche per i nuovi bisogni della società sempre più indirizzati a momenti di svago. E veniamo al traforo: corto tra quartieri o una lunga struttura autostradale? E con quali costi? “Il passante nord /traforo: per lo più non criticato se ricondotto alla modalità più corta e leggera -si legge nel Pat-, non a fini commerciali (criticato comunque in circoscrizione 2, legandolo al possibile effetto su via Marsala). È visto positivamente sia da chi abita a Veronetta”. Sul traforino sono molto diverse le posizioni anche all’interno della maggioranza che sostiene il sindaco Damiano Tommasi. E lo stesso Tommasi ritiene che A22 dovrebbe contribuire a finanziare l’opera. Un tema che ha riscaldato il dibattito politico, perché se dovesse intervenire l’A22 allora si dovrebbe progettare un traforo da Verona nord, quindi con tracciato lungo. E l’ex sindaco Flavio Tosi, europarlamentare di Forza Italia in commissione Trasporti sottolinea: “A22 può tranquillamente contribuire a finanziare il Traforo delle Torricelle, checché se ne dica” dice replicando alle dichiarazioni della vicepresidente della Regione Elisa De Berti e del Presidente della Provincia Flavio Pasini, che hanno detto invece che quei soldi non possono essere utilizzati perché il Traforo sarebbe a una distanza di più di 6 Km dalla A22 e quindi – secondo le regole del project di Autobrennero – la società autostradale non potrebbe finanziarla. Tosi spiega: “Invece c’è un modo per accedere a quei fondi rispettando le tecnicalità, basta ripresentare il progetto della mia amministrazione di un passante che parte da Poiano e finisce a Verona Nord, quindi proprio sulla A22; per poi procedere a stralci funzionali nella sua realizzazione, quindi intanto realizzare il tratto da Poiano a via Ca’ di Cozzi”. Tosi dice: “Noi non condividiamo i programmi e le idee del sindaco Tommasi, ma un conto sono le idee politiche, un conto gli interessi strategici della città. Un passante da est a nord è fondamentale per la viabilità, altrimenti tutti continuano a riversarsi su Ponte Pietra e Borgo Trento. E lo sarà ancora di più con il filobus che purtroppo, per le idee sciagurate di questa amministrazione, vedrà due corsie preferenziali in via Mameli”. E questa volta Tosi dà ragione a Tommasi: “Il sindaco, per una volta giustamente, ha indicato, nelle priorità da finanziare da parte di A22, proprio il Traforo. Ed è lui che finché è sindaco parla e decide a nome del Comune di Verona, che di Autobrennero è socio al 5%. Quindi si finanzi il Traforo. Il resto sono chiacchiere e le chiacchiere stanno a zero”. mb