Guardateli, sono due super. Il primo, maglia arancio, il “profeta del gol”, Johann Cruyff. Uno dei più grandi di ogni tempo, forse in assoluto, tra i cinque più forti giocatori al mondo. Attaccante, centrocampista, leader dell’Arancia meccanica, forse troppo bellaper essere anche vincente.Due volte finalista mondiale, ‘74 e ‘78, sempre in casa della squadra che organizza (Germania e Argentina), due volte battuta. La seconda volta (Argentina) senza Cruyff (minacciato) e con i fucili di Videla puntati, assieme a un arbitraggioitaliano (Gonella) di cui si discute ancora oggi. Una grande squadra, cui mancò soltanto il titolo mondiale, per chiudere un ciclo.
L’altro, Deyna, capitano della grande Polonia, a sua volta stella europea in quei favolosi anni ‘70. Era lui il leader di quella squadra che, Germania ‘74, eliminò l’Italia al primo turno, in una partita di cui si continua a parlare. All’Italia poteva bastare un pareggio, ma era una squadra sulle gambe e “fuori di testa” (ricordate il gestaccio di Chinaglia?). E a nulla valsero nell’intervallo alcuni (goffi) tentativi di qualche dirigente azzurro che bussò allo spogliatoio polacco. La Polonia fece la sua partita, l’Italia tornò a casa.
Oggi, quella stretta di mano tra due enormi campioni, si ripete lassù, nel cielo dei fuoriclasse, dove Cruyff e Deyna si ritrovano spesso a parlare