Covid, il pericolo non è soltanto fisico – di Sara Rosa A distanza di due anni ci accorgiamo ogni giorno degli effetti psicologici del virus

E’ noto che pandemie, catastrofi ed eventi di crisi rappresentino una minaccia per la salute mentale. A distanza di quasi due anni dall’esordio della malattia da Coronavirus e nel pieno della quarta ondata, ci stiamo accorgendo sempre più che l’infezione e alcune misure messe in atto per contenerla, non minacciano solo la nostra salute fisica, ma anche quella psicologica. Siamo a conoscenza del fatto che il Covid-19 comprende caratteristiche cliniche che vanno dallo stato asintomatico, alla sindrome da distress respiratorio acuto grave, fino alla disfunzione multiorgano e che la patologia può diventare così grave da divenire letale. L’angoscia che ne deriva e che si protrae ormai da un lungo periodo ha “stressato” indebolendo psicologicamente molte persone in tutto il mondo, aggravando in taluni casi problemi preesistenti e slatentizzando in altri fragilità mentali sommerse. La letteratura scientifica ha evidenziato che un importante percentuale di soggetti ha sperimentato disagio psicologico espresso in termini di ansia, depressione e sintomi da stress post-traumatico. Alcune categorie si sono rivelate più vulnerabili e hanno manifestato sintomi di tale natura con maggior frequenza e gravità. Tra queste si possono annoverare i pazienti affetti da Covid-19 e i loro familiari, gli operatori sanitari impiegati nei reparti dedicati, gli anziani con patologie croniche, gli adolescenti, il genere femminile e i soggetti affetti da disturbi psichiatrici preesistenti. Gli studi realizzati nei periodi di lockdown e durante le restrizioni, descrivono in modo pressoché unanime il pesante impatto che la pandemia ha avuto e sta avendo sulla sfera psichica. Le reazioni psicologiche evidenziate includono comportamenti disadattivi, stress emotivo, quote d’ansia, disturbi del tono dell’umore, somatizzazioni, comportamenti di evitamento…, etc. Affianco agli sforzi per prevenire la diffusione della malattia e contenerne le complicazioni, dovrebbe trovare maggio spazio l’intervento di supporto psicologico, come parte integrante della risposta dei Servizi di Salute Pubblica all’epidemia di CoVid-19. Sarebbe inoltre importante normalizzare la possibilità di una richiesta di aiuto e declinicizzare il sostegno. L’American Psychiatric Association (APA), il National Alliance On Mental Illness (NAMI), il Centers for Disease Control and Prevention (CDC) e l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) hanno pubblicato alcune raccomandazioni per i pazienti e le loro famiglie, che mi sembra opportuno condividere in chiave riassuntiva, al fine di divulgarne alcuni messaggi: cerca di ottenere informazioni aggiornate sull’epidemia da fonti attendibili e con moderazione; adotta misure preventive: la prevenzione è la terapia più efficace; impara a gestire e contenere le condizioni di stress, razionalizzando; evita situazioni di conflitto interpersonale e privilegia rapporti sani, cerca di avere un ritmo sonno-veglia equilibrato, dedica tempo ad attività distensive come la meditazione o la lettura.