Cosmetici dannosi, parte il sequestro Indagine della Procura per esercizio abusivo della professione e frode in commercio

Il giudice per le indagini preliminari ha disposto l’oscuramento del sito internet www.veronaderm.it riconducibile all’Istituto Dermatologico di Verona Srl. In particolare la Procura di Verona condotta dal dottor Raffaele Tito sta conducendo indagini con i Finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Verona nei confronti dell’amministratore della società, già nota nel settore della cosmesi a livello nazionale, per la commercializzazione di prodotti in violazione degli obblighi di etichettatura, preparazione e notifica preventiva al portale “Cosmetic Product Notification Portal”. Contestati due reati: in primo luogo in materia di danno alla salute umana e poi per frode in commercio realizzata anche attraverso il sito internet, riportante informazioni fuorvianti e non veritiere, e millantando partnership con “farmacie autorizzate” e “prove cliniche universitarie ed ospedaliere” mai effettuate. In particolare le indagini preliminari si sono concentrate sull’esercizio abusivo della professione sanitaria, in quanto i clienti venivano sottoposti a visita dermatologica senza che il soggetto fosse munito del necessario titolo abilitativo e sul fatto che i prodotti cosmetici commercializzati fossero privi della data di scadenza, della indicazione del lotto di fabbricazione e senza un manuale d’uso. Nell’ipotesi della frode in commercio si garantiva che i prodotti fossero stati sottoposti a prove cliniche di efficacia eseguite presso la clinica dermatologica dell’Università di Verona e presso il dipartimento di Biotecnologia dell’Università di Pavia, mentre questo non era vero. Le Fiamme Gialle scaligere, durante le attività di perquisizione delegate dall Procura della Repubblica, hanno rinvenuto una grande mole di materiale utilizzato per produrre, assemblare e confezionare i cosmetici commercializzati. L’origine delle materie prime reperite, la modalità di conservazione delle stesse – in alcuni casi riversate all’interno di flaconi di detersivi – e le condizioni igienico-sanitarie dei locali perquisiti non sono risultati in grado di garantire la sicurezza dei prodotti e, quindi, la loro commercializzazione rappresenta un potenziale pericolo per i clienti.