La pandemia da Covid-19 è stata, e continua ad essere, di difficile gestione per tutti, in particolare per la preoccupazione di contrarre il virus. C’è però una categoria di persone che sta vivendo questa esperienza in modo più drammatico di altre, quella degli ipocondriaci. L’emergenza sanitaria, ha inevitabilmente comportato nella popolazione l’innalzamento della soglia d’ansia e ha esacerbato alcune difficoltà psicologiche in quei soggetti già predisposti a uno stile ipocondriaco. L’avvenuta di una reale minaccia per la salute, ha attivato maggiormente lo stato di angoscia.
Il termine ipocondria deriva dal greco e significa “male degli ipocondri”, con riferimento all’area posizionata al di sotto della cartilagine del diaframma costale. Si riteneva infatti, che fosse un malessere concreto, localizzato nella fascia addominale. Gli antichi greci ipotizzavano esistesse una “culla delle emozioni” e ritenevano che sensazioni come la malinconia e la tristezza fossero causate proprio dal malfunzionamento di questi organi.
La figura dell’ipocondriaco muta nel tempo e diventa nota a livello popolare grazie all’opera di Moliére “Il Malato immaginario” e al suo protagonista Argan. Il testo teatrale è così celebre che comunemente chi soffre di questo disturbo viene chiamato “malato immaginario”.
Detta anche patofobia o ansia da malattia, è una forma clinica caratterizzata dalla preoccupazione ingiustificata ed eccessiva nei confronti della propria o della altrui salute, con la convinzione che qualsiasi sintomo avvertito sia segno di una patologia severa.
I sintomi sono riconducibili a preoccupazioni nei confronti di: funzioni corporee, alterazioni fisiche di lieve entità, sensazioni fisiche ambigue e timore di non ricevere le cure appropriate. L’età d’esordio più comune è la prima età adulta. Il decorso è solitamente cronico. Riguardo alle probabili cause, è stato ipotizzato che malattie gravi vissute nell’infanzia ed esperienze pregresse di malattia di un membro della famiglia siano associate al manifestarsi dei sintomi ipocondriaci.
L’intervento psicoterapico dovrà avere tra i suoi obiettivi principali quello di interrompere le spirali viziose dell’ipocondria. L’obiettivo di cura è accompagnare la persona a passare dal preoccuparsi per la malattia all’occuparsi della salute. La preoccupazione deve divenire funzionale al prendersi cura di sé e a promuovere il benessere psicofisico.
*psicologa e psicoterapeuta