Il 15 Dicembre del 1963 non fu una domenica come le altre, infatti, per la città di Verona, rappresentò un giorno speciale, poiché il vecchio stadio comunale situato nella zona di piazza Cittadella cambiò location, spostandosi in pianta stabile in piazzale Olimpia.
Il cambiamento si sa, porta con sé innumerevoli sensazioni e percezioni, per molti è sinonimo di paura, per altri quello di rinascita, ma per la città veronese rappresentò una nuova ventata di entusiasmo, accompagnata da un filo di incertezza e perplessità.
Sicuramente si trattò di un miglioramento sotto molteplici punti di vista, lo stadio era più grande e più accogliente, ma, come nei più classici cambiamenti, alla squadra gialloblù servì un periodo di assestamento, prima di ingranare e prendere confidenza con la nuova struttura.
L’esordio non fu dei migliori, infatti il Venezia passò in vantaggio con Salvemini dopo pochissimi minuti, quando ancora un bel po’ di gente era fuori dallo stadio, in fila, in ritardo.Il Verona non riuscì a pareggiare e la partita terminò con il risultato di 0-1.
Nei volti della gente si percepiva amarezza e delusione, questa sconfitta iniziò a far sorgere numerosi dubbi nella testa dei tifosi, i quali iniziarono a credere che anche la stagione 63/64 non potesse essere quella giusta per la promozione in Serie A.
Il capitano di quel Verona, Pietro Cappellino, confessò: “La squadra non si trovò subito bene nel nuovo fortino, poiché eravamo abituati al vecchio stadio, con la gente molto più vicina che ci incitava ed era il nostro dodicesimo uomo in campo. Nel nuovo stadio la gente era più lontana e fu un cambiamento radicale per noi. Reputo che se avessimo continuato a giocare nel vecchio Bentegodi, avremmo ottenuto la promozione in Serie A, perché eravamo una grandissima squadra”.
Promozione in serie A che fu rimandata solo di qualche anno, infatti, esattamente 4 anni dopo, il Verona centrò l’obiettivo. E che dire poi della stagione 84-85, dove il Bentegodi è stato il teatro principale della conquista dello scudetto dei gialloblù?
Emozioni indelebili, il Bentegodi trascina con sé tutto questo, ma, a detta di molti, forse è arrivato il momento di un ennesimo cambiamento, un’ennesima ricostruzione.
Lo stadio necessita di una modernizzazione, è vero, ma quest’opera di rifacimento deve assolutamente portare rispetto alla tradizione e alla storia che risiede alle spalle dello stadio veronese.
IL PROGETTO. A livello strutturale il Bentegodi, progettato dall’ingegnere Leopoldo Baruchello, apportava una geniale soluzione, con la sovrapposizione di tre ordini di scalinate, creando così il primo stadio in parte coperto d’Italia. Lo stadio era dotato di una pista di atletica ad otto corsie, poi sostituita nel 2010 con la costruzione di una nuova pista in asfalto, dipinta con i colori giallo e blu e aperta al pattinaggio.
All’epoca fu soprannominato lo “Stadio dei quarantamila”, ma la sua capienza è variata molto nel corso degli anni. Attualmente lo stadio conta 39.211 posti, di cui solo 31.045 omologati, distribuiti su un parterre, tre anelli sovrapposti (poltronissime, tribuna e tribuna superiore) ed una tribuna stampa (182 posti): oggi è l’ottavo stadio italiano per capienza.
Diego De Angelis