Era la quinta tappa del Tour 1971. La Grande Boucle, una delle corse a tappe più importanti, forse (o senza forse), la più importante. Si andava da Dinant a Roubaix, città resa celebre dalla classica che ha visto “eroi” i più grandi di sempre. Su quel traguardo, Pietro Guerra, veronesissimo, quel giorno lasciò un segno, il sego del campione. “Eh – sospira- qualche numero l’avevo anch’io…”. Il tempo non scalfisce i ricordi.
Pietro Guerra è stato un eccellente corridore, lo dice il suo albo d’oro. Due volte mondiale nella 4×100 km tra i dilettanti, una volta argento alle Olimpiadi ’64. E anche da prof, le sue soddisfazioni se le prese, non solo come gregario di Felice Gimondi. Una tappa al Tour, una alla Vuelta, una al Giro di Sardegna. E poi, campione italiano di inseguimento su pista, più volte azzurro ai mondiali. Insomma, un signor corridore, “…chemagari, con un po’ di libertà in più, poteva prendersi altre soddisfazioni” osserva senza troppi rimpianti. Del resto, quello era un ciclismo dove i capitani facevano i capitani e i gregari erano gregari. Punto.
Pietro Guerra nasce a S. Pietro di Morubio nel 1943 e da allievo corre per 3 anni con la Bruno Gaiga S.Lucia di Verona. Passa poi dilettante sempre con la Bruno Gaiga e poi altri 3 anni con il G.S. Bencini ottenendo in totale circa 40 vittorie.
Il fiore all’occhiello della sua carriera è la 100 km a squadre: ottiene infatti la vittoria nei campionati del mondo del 1964 (con Andreoli-Dalla Bona L.- Manza) e del 1965 (con Dalla Bona L.-Denti-Soldi G.) mentre nel 1966 ottiene il 3° posto (con Benfatto-Dalla Bona L.-Denti). Inoltre vince l’argento olimpico sempre nella specialità 100 km a squadre a Tokio nel 1964 (con Andreoli-Dalla Bona L.-Manza).
Nel settembre del 1966 passa professionista con la Salamini e ottiene subito discreti piazzamenti. L’anno successivo vince la sua prima corsa, una tappa del Giro di Sardegna, e partecipa anche al suo primo Giro d’Italia, concluso al 32° posto con un 2° posto di tappa. Nel 1968 viene ingaggiato dalla Salvarani e partecipa alla Vuelta di Spagna dove ottiene una vittoria di tappa.
Alla Salvarani rimane per 5 stagioni e pur non vincendo molto tutti gli anni riesce a piazzare almeno un colpo vincente. Riesce a vincere una tappa anche al Tour de France del 1971, mentre, pur partecipando a 5 Giri d’Italia (un solo ritiro), non è mai riuscito ad imporsi in una tappa, anche se nel 1971 con la Salvarani vince il crono prologo a squadre.
Sempre nel 1971 è campione italiano inseguimento su pista e al mondiale viene eliminato nei quarti; l’anno successivo si ripete nel campionato italiano e ai mondiali si piazza al 4° posto. In totale partecipa per 3 volte in Nazionale ai Mondiali su pista professionisti (la prima volta nel ’68 4° nell’inseguimento). Chiude la carriera nel 1974 correndo le ultime due stagioni con la Bianchi. Ancora oggi resta per tutti i giovani un punto di riferimento. Uno dei grandi del nostro ciclismo.